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Tensione tra dipendenti e la coordinatrice nella casa di riposo: 'la rossa della val di Rabbi' già travolta da uno scandalo in Trentino

L'accaduto nel vicentino

Rapporti con gli operatori alle volte non privi di screzi anche in ragione della situazione generata dal Covid-19 e poi quella richiesta di patteggiamento a un anno e sei mesi di reclusione per «ventotto episodi di truffa aggravata e ventidue di peculato» per una storiaccia che scosse il gotha della politica trentina nell'ambito della gestione della Cue, la Centrale unica per le emergenze della Provincia autonoma di Trento, che ha reso la sua figura poco simpatica ad una parte del personale della Ipab San Giovanni Battista di Montebello Vicentino.

Gli screzi 

Alla base degli screzi c'è lei, Luisa Zappini, detta «la rossa della val di Rabbi», già infermiera, conseguita poi la laurea per la dirigenza infermieristica, la Zappini a Trento e dintorni ha fatto una carriera folgorante che l'ha portata in cima alla gestione della macchina per le emergenze sanitarie ossia di tutto quel mondo che ruota al 118 trentino. In ragione di una preparazione rigorosa sempre tesa all'aggiornamento professionale, sostengono i suoi aficionados: forse anche in ragione delle sue vicinanze politiche all'ex presidente della Provincia autonoma di Trento Lorenzo Dellai, per anni uomo forte del raggruppamento Patt, il partito per le autonomie del Trentino e del Tirolo, ribattono alcuni ambienti politici vicini al Carroccio. Il quale la super-dirigente non l'ha mai digerita.

Il macigno giudiziario e la nuova vita

Dopo gli arresti domiciliari a scopo cautelare, dopo la polemica sui concorsi pilotati (narrata ancora da Trentotoday.it) e dopo la batosta processuale, la lady di ferro avrebbe adottato un più basso profilo evitando le polemiche. Calmatesi le acque poi la Zappini avrebbe preso la palla al balzo e avrebbe ricominciato una nuova vita a Montebello Vicentino, più precisamente alla casa di riposo San Giovanni Battista: dove è stata chiamata, dopo avere vinto un concorso, con la qualifica di «Coordinatrice dei servizi generali e dei servizi socio sanitari». Ed è in questo contesto, dalla stanza 210 dell'istituto della Ipab dell'Ovest vicentino che la Zappini avrebbe rimesso in marcia i suoi motori professionali gestendo le sue competenze con molta determinazione: ma anche entrando «in urto frontale» con alcuni dipendenti che contestano i suoi modi.

Così le voci delle urla e delle frizioni sarebbero arrivate non solo all'orecchio del direttore generale Stefano Garbin e del presidente Fabio Nicoletti, ma persino a quello del sindaco di Montebello Dino Magnabosco. «Io spero che quest'ultimo - rimarca un dipendente che chiede l'anonimato perché teme sanzioni disciplinari - abbia presente che la Zappini in piena emergenza Covid, in certi casi ha avuto un atteggiamento di preclusione nei confronti del dialogo così sfacciatamente autoreferenziale da mettere a rischio quella armonia e quell'equilibrio, anche per ragioni di sicurezza e salute, che dovrebbe regnare in strutture come la nostra, specie in periodi neri come quello del Covid-19. Oltretutto, e parlo sul piano etico tralasciando un attimo quello giuridico, mi domando quali siano i titoli morali che hanno portato la signora a Montebello».

Le voci arrivano alla triplice

Le gesta della coordinatrice sarebbero giunte anche all'orecchio della triplice, con la Cgil che starebbe dando il via a una azione di moral suasion nei confronti dei vertici della casa di riposo per evitare che la situazione degeneri. Ma come la pensano al riguardo il primo cittadino, il presidente, il direttore e la stessa Zappini? Chi scrive ha interpellato i diretti interessati, tuttavia, almeno per il momento, non è giunta alcuna replica. Unica eccezione è una stringata nota del direttore Garbin redatta oggi 10 luglio in serata nella quale il vertice della casa di riposo si dice a conoscenza delle tensioni coi dipendenti e che al riguardo sono già stati avviati «nei modi e con gli strumenti idonei sia attività interne sia incontri con la parte sindacale». 

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