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GIOVANILI – Südtirol, Marchi: «È importante instaurare un certo rapporto umano con i ragazzi»

«Nel nuovo ruolo mi trovo bene, anche se all’inizio non è stato facile perché, pur restando in ambito calcistico, ho dovuto approcciarmi con compiti diversi e con altre modalità»

Mattia Marchi, 34 anni compiuti lo scorso 14 gennaio, nella primavera del 2022 ha appeso le scarpe al fatidico chiodo, con circa quattrocento partite alle spalle e un centinaio di reti dalla Primavera, alla C, alla B. Un addio al calcio forzato per via di un problema che non gli permetteva più di allenarsi e giocare come voleva.

Nato a Rimini nel 1989, Mattia Marchi ha chiuso con il calcio giocato dopo la stagione disputata in serie C (girone A) con la casacca della Virtus Verona. Calcisticamente è cresciuto nella sua città natale e dal club romagnolo (C1) è approdato all’FC Südtirol (C2) nel gennaio 2010. E’ l’autore di una rete storica, bene impressa nella storia del club. Porta la sua firma il gol-partita messo a segno il 9 maggio 2010 - in uno stadio “Druso” gremito in ogni ordine di posti - nel decisivo match contro la Valenzana. Al 69’ la rete che suggellò la prima, storica promozione dell’FCS in terza divisione nazionale. Marchi vanta 10 gare in B con Rimini e Reggiana, 323 gare in C con 69 reti con le casacche di Rimini, FC Südtirol (dal gennaio 2010 al giugno 2011: 49 gare e 11 reti e dal gennaio al giugno 2021: 9 gare, una rete), Pavia, Virtus Entella, Cremonese, Pavia, Mantova, Feralpisalò, Reggiana e Virtus Verona. La nuova carriera l’ha iniziata a Bolzano, dove ha messo solide radici con la moglie e due figli.

Qui di seguito le sue dichiarazioni in un’intervista rilasciata ai canali societari:

Mattia, come ti trovi nel nuovo ruolo di viceallenatore della squadra Primavera 3, come sono stati questi primi mesi?
Nel nuovo ruolo mi trovo bene, anche se all’inizio non è stato facile perché, pur restando in ambito calcistico, ho dovuto approcciarmi con compiti diversi e con altre modalità. Mi sono messo in gioco con il desiderio di imparare e apprendere il più possibile da tutti nella quotidianità.

L’inizio del nuovo corso è stato come te lo aspettavi?
Per tanti versi sì, è stato come me lo aspettavo. Se alcuni aspetti li conoscevo avendoli vissuti direttamente da giocatore, altri li ho scoperti, come ad esempio la costante analisi del lavoro e lo scambio e il confronto su vari aspetti e situazioni. Ricevi spunti e fornisci spunti per cercare una determinata soluzione. Un arricchimento reciproco. Personalmente ho un continuo confronto con lo staff, in particolare con il prof. Neno Petrichiutto non solo quando sono sul campo, ma anche a casa o non sono al campo. Per tante cose non pensavo che il lavoro fosse così intenso”.

Quali sono gli aspetti più importanti e le criticità incontrate?
Gli aspetti più importanti secondo me sono il capire cosa fare al momento opportuno e instaurare un rapporto umano con i ragazzi, creando empatia, cercando di capire le esigenze e i problemi dei ragazzi. E poi saper dire le cose giuste nei momenti giusti. Il tutto in un contesto professionale. Le criticità secondo me restano legate alla sfera dei rapporti interpersonali: è importante riuscire a non sbagliare il dialogo con i ragazzi. In campo si può sbagliare, nelle relazioni no. E’ importante conoscere la sfera emotiva di ogni singolo, consapevoli che sono ragazzi che stanno crescendo e maturando sotto tutti i punti di vista.

Stai portando avanti un percorso formativo nel nuovo ruolo: a che punto sei?
Ho fatto il corso a Coverciano dove ho conseguito l’abilitazione Uefa B. Il primo passo formativo, che mi consente di fare quello che sto facendo e anche altro, con l’intenzione in un prossimo futuro di proseguire con l’altro step.

Quali sono le competenze acquisite da giocatore che stai trasferendo nella quotidianità del lavoro?
Quello che mi preme trasmettere in modo particolare ai ragazzi è la serietà, la professionalità, determinati comportamenti quando si arriva al campo e quando si lavora. E poi l’importanza di dare sempre il massimo e di evitare la ricerca degli alibi. Questo è quello che cerco di trasmettere a ragazzi di 17-18 anni che stanno diventando uomini adulti e si accingono ad entrare nel cosiddetto calcio dei grandi.

Quali quelle che ritieni di dover acquisite ancora e/o perfezionare?
Sono tante. Ogni giorno devo e posso imparare qualcosa, ogni giorno deve vedere le cose non più con l’approccio del calciatore, ma con la visione dell’allenatore. Ora anche la partita la vedo in modo diverso rispetto a prima: dalle caratteristiche dei singoli, alla tipologia di gioco delle squadre, dalla ricerca dei punti deboli alla valutazione delle giocate riuscite meglio. Ogni allenatore, anche il più esperto, secondo me deve continuare ad imparare, ad aggiornarsi, a confrontarsi in processo di crescita costante. Io sono ancora all’inizio e ho tutto da imparare.

Il campionato in corso come lo valuti?
Partirei da quello della prima squadra: mister Bisoli, lo staff, tutti i giocatori stanno facendo qualcosa di stratosferico. Non ci sono aggettivi per esprimere la gratitudine. E’ un campionato difficilissimo, ci sono state anche delle difficoltà, ma quello che stanno facendo merita un grande plauso ed è importantissimo per tutti: per la società, per la città, per tutto il territorio, per noi e tutto il settore giovanile. Per quanto riguarda la squadra Primavera, in cui sono vice, posso dire che stiamo facendo anche noi un grande campionato. Inizialmente non eravamo questi, quindi c’è stata una crescita importante, in termini di lavoro di miglioramento costante, di forza del gruppo. Quando si sono alcuni componenti i risultati arrivano. Stiamo facendo bene, in questo momento i risultati ci sono e la speranza è quella di proseguire in questo modo, perché come Primavera abbiamo degli obiettivi da centrare.

fonte: fc sudtirol

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