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Giovedì, 25 Aprile 2024
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PROMOZIONE – Alense, Debiasi: “Un orgoglio giocare per la squadra della mia città”

“Ho provato emozioni forti anche a preparare mentalmente la gara. Quando ho pensato a come prepararmi per la gara di giovedì, sono tornato indietro con la mente a tutte le partite passate. E poi, vedere il grande Marcello Piamarta che mi aspettava a bordo campo è stato commovente”

ALA – Giacomo Debiasi, difensore di lungo corso dell’Alense, ha lasciato il calcio giocato dopo vent’anni di carriera di cui diciassette con la maglia biancoceleste.

Il giocatore alense si è raccontato in una lunga intervista, queste le sue principali dichiarazioni:

«Sono felice di aver giocato ad Ala per così tanto tempo, di sposare appieno la causa della mia città e di tutti i valori positivi che la contraddistinguono. Rappresentare l’Alense è stato un motivo di grande orgoglio, ma anche impegno perché richiede grande sacrificio, ma tutto viene compensato dall’enorme soddisfazione di giocare per la squadra del tuo paese.
Quando ho lasciato il campo per l’ultima volta ho provato una grande emozione, anche quando ho segnato. Per me, che non sono un rigorista, quella di giovedì è stata una sorta di prima volta. Ho tirato centrale, è stato il cosiddetto rigore della paura. Ho provato emozioni forti anche a preparare mentalmente la gara. Quando ho pensato a come prepararmi per la gara di giovedì, sono tornato indietro con la mente a tutte le partite passate. E poi, vedere il grande Marcello Piamarta che mi aspettava a bordo campo è stato commovente. Ho iniziato a giocare nell’Alense che avevo cinque anni, lascio a trentasette con Marcello sempre presente. Ho un aneddoto: ho iniziato a giocare a calcio con Simone Deimichei nella palestra delle suole medie di Ala. Noi due, con mio cugino Emiliano Debiasi, andavamo a giocare lì tra le fila dei Primi Calci con Marcello in qualità di allenatore. Giocavamo con dei classici palloni da palestra anziché con i tradizionali palloni in cuoio. Uno dei miei primi ricordi calcistici è il frastuono che producevano questi palloni contro le mura della palestra e le urla di Marcello.
Il ricordo più bello? Ce ne sono tanti. Innanzitutto l’esordio, che non si scorda mai. A maggior ragione quando non c’era la regola degli under, l’esordio bisognava guadagnarselo ancora di più. Poi c’è una vittoria a Stegona che porto nel cuore. Era il primo anno di Zoller, tutti ci davano per spacciati e pensavano che facessimo 4 punti nella migliore delle ipotesi. Vincemmo 2-1 soffrendo tantissimo. Fu una grande soddisfazione.
Tra i momenti meno belli scelgo le retrocessioni, sia nell’ultima annata a Torbole e l’anno che sono retrocesso con l’Alense. A livello umano le retrocessioni creano sempre dei momenti brutti, di tensione. Ci stanno, fanno parte del calcio. Bisogna superarle e andare avanti.
Tante persone mi hanno aiutato in questo percorso. Soprattutto i dirigenti e i compagni di squadra, poi diventati amici. Per fortuna il mondo del calcio dà tanto sotto il punto di vista umano».
 



 

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