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"Al Trento impossibile progettare: manca una società"

Marco Melone, dopo l’esonero dalla panchina del Trento avvenuto lo scorso ottobre, ha preferito mantenere un profilo basso e come dice lui: “Disintossicarmi dal mondo del calcio”


Poi però il tempo passa e al tecnico artefice della promozione degli aquilotti dall’Eccellenza alla serie D è tornata la voglia di spiegare e approfondire qualche passaggio che magari ai più era sfuggito. “Il mio errore principale è stato quello di accettare passivamente una campagna acquisti condotta da una persona che io non conoscevo (Mauro Beccaria) e incentrata su calciatori che non avevo mai chiesto. In quel momento avrei dovuto avere il coraggio di salutare la compagnia ma purtroppo tutti conoscono la passione che provo per la squadra della mia città e proprio questa passione mi ha fatto perdere un po’ di lucidità”. Il tecnico continua senza nascondere più nulla: “Ad onor del vero mi sono accorto che la fiducia nei miei confronti non era più totale già da febbraio, in seguito a qualche partita non andata per il verso giusto. Piervittorio Belfanti non aveva poi digerito la mia gestione dell’andata della finale play off per la promozione a Vallesturla. Nello specifico sebbene sotto per due reti a uno avevo ritenuto opportuno rinforzare il reparto difensivo perché eravamo in grosse difficoltà. Mi sembra che il campo alla fine mi abbia dato ragione visto che al Briamasco abbiamo conquistato la serie D”. E subito dopo il salto di categoria Melone puntualmente presenta una lista di giocatori che vorrebbe poter avere a disposizione: “E nessuno di questi si è mai visto. Una situazione grottesca, continuavano ad arrivare al campo atleti che non conoscevo e purtroppo mi sono fatto andare bene la situazione”. Fatto sta che dopo l’allenatore della promozione sono arrivati Luciano Gabrielli, Ivano Martini e Luciano De Paola. Risultato: squadra penultima in classifica ed Eccellenza ad un passo. “Il vero problema è che il Trento non ha alcuna organizzazione societaria- riprede Melone - . Una società per ben figurare in categorie importanti dovrebbe avere un mister, un direttore generale e un direttore sportivo. Ognuna di queste figure con compiti ben precisi e stabiliti all’inizio della stagione. Tutto questo in via San Severino non avviene da anni. In tutta sincerità più che la sede di una realtà calcistica con un passato glorioso sembra un porto di mare”.

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