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Sport Centro storico / Piazza Santa Maria Maggiore

Manolo: "L'arrampicata è gestualità, da giovane non volevo vincere"

Parla come un libro aperto, e del resto è autore di un libro sulle avventure della sua vita, scritto, come dice, "con un dito"

"Ho fatto attività sportiva da giovane, ma solo per saltare qualche ora di scuola. Mi facevano fare ginnastica artistica, lì ho imparato a muovermi, ho capito lo spazio che il mio corpo  occupava nell'aria, ma non  mi piaceva vincere, eppure vincevo". E' un libro aperto Maurizio Zanolla, in arte Manolo. Arte, è proprio il caso di dirlo, perchè nelle sue parole la  montagna, l'alpinismo,  sembrano qualcosa di molto lontano dallo sport.

"Poi mi hanno messo a fare corsa ad ostacoli, ero anche bravo, modestamente. Vincevo, ma non mi piaceva battere gli altri, però ho capito che volevo fare qualcosa che mi piaceva, e quel qualcosa, quando è arrivato, mi ha conquistato totalmente: l'arrampicata". In piazza Santa Maria Maggiore il grande alpinista parla a ruota libera.

Vent'annni fa non c'era tutto ciò, ora l'arrapicata sarà alle Olimpiadi di Tokyo. Guarderai le  gare? Lo interrompe il presentatore. "L'arrampicata è bellissima, è un'atttività sportiva che può fare chiunque, ma va fatta con la testa. Nellaa sua versione sportiva vedo ormai una selezione quasi scimmiesca, che non lascia spazio alla gestualità. Quello che amo di  questo sport è proprio la possibilità data ai giovani di esprimersi, con i loro movimenti".

Nel suo racconto, che prende le  mosse anche da libro "Eravamo immortali" recentemente uscito per Fabbri, c'è spazio anche per tanti aneddoti, uno sul suo amico  Mauro Corona. "Eravamo negli USA, per scalare la Washington Column.  In mezzo al deserto, con nostra grande sorpresa, abbiamo trovato le  righe per parcheggiare. Non c'era niente attorno. Poidurante la notte ho visto unna torcia, la canna di una pistola e una mano bussare al finestrino..."

Suspance, che  si risolve in una battuta sull'amico,  compagno di cordata: "Io non ho mai imparato l'inglese, ma Mauro ancora meno. Mi ha detto: "Parla tu con questo qui". Era un poliziotto,  che ci ha fatto spostare l'auto di qualche centimetro". "Con Mauro ho scalato, ma ho anche parlato tanto - ricorrda Manolo - ho parlato ed ho bevuto,  perchè con Mauro è difficile declinare gli inviti" dice, quasi le due cose, anzi le tre cose, fossero inseparabili. Quello che traspare dal racconto è proprio l'unità delle varie dimensioni di cui l'arrampicata si compone: il viaggio, i preparativi, la gestualità, il ricordare avventure, magari davanti ad un bicchiere, e progettarne altre.

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