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Nuovo Dpcm, la stretta sulla scuola: rottura sul da farsi

Un provvedimento "automatico" che chiude le scuole di ogni ordine e grado in zona rossa e dove il contagio supera la quota di 250 casi a settimana per 100mila abitanti

Il nuovo Dpcm è atteso nei primi giorni di marzo, rispetto al passato infatti Mario Draghi ha affermato che le comunicazioni arriveranno con un certo anticipo rispetto. Il problema rimasto sul tavolo del governo Draghi prima dell'approvazione è quello della scuola. Come riporta Today, nella riunione di lunedì 1° marzo si sarebbero recepite le indicazione del Comitato Tecnico Scientifico sulla chiusura di tutti gli istituti in zona rossa e sul criterio di ulteriore chiusura, a livello locale, se si raggiungono 250 casi ogni 100mila abitanti anche nelle regioni non rosse. Mentre alcuni governatori sostengono che chiudere solo gli istituti scolastici in zona rossa non è sufficiente per frenare la corsa del virus spinto dalle nuove varianti, la serrata delle scuole e il passaggio alla didattica a distanza nelle zone rosse del paese è di fatto già decisa. A confermarlo, lasciando la riunione, è il coordinatore del Cts Agostino Miozzo, che aggiunge che ci "saranno evoluzioni".

Ma c'è un problema: i ministri Roberto Speranza, Dario Franceschini, Stefano Patuanelli, nonché il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi, sarebbero sulla stessa linea: perché chiudere le scuole in area arancione quando si tengono aperti i centri commerciali? Intendendo che prima di decidere strette in questa direzione, andrebbero chiusi altri possibili luoghi di contagio. Le divisioni tra ministri al tavolo, sostanzialmente, hanno visto Maria Stella Gelmini e Giancarlo Giorgetti dalla stessa parte. Elena Bonetti pare invece che abbia sposato la stessa linea di Bianchi, Speranza, Franceschini e Patuanelli. Giorgetti e Gelmini, invece, vorrebbero che eventuali misure restrittive fossero circoscritte al mondo della scuola, lasciando aperti gli esercizi e le attività commerciali e non apportando modifiche alla bozza di Dpcm sul tavolo. Per il resto, l'elenco delle restrizioni contenute nel nuovo Dpcm non è a sorpresa, anzi: 

Il divieto di spostamento tra le Regioni è valido fino al 27 marzo, ma è prevista una proroga per allinearlo al Dpcm (scadenza il 6 aprile). Consentiti i rientri alla propria residenza, domicilio o abitazione così come gli spostamenti motivati da esigenze lavorative, ragioni di salute o situazioni di necessità;  negozi chiusi in zona rossa dove rimarranno aperti solo gli esercizi commerciali di prodotti essenziali: farmacie, alimentari, ferramenta. In zona gialla e arancione tutti i negozi sono aperti. Nei weekend continuano ad essere chiusi i centri commerciali. In zona rossa sospese anche le attività di barbieri e parrucchieri; dal 27 marzo riapriranno - nel rispetto di specifici protocolli e con prenotazione online - saranno aperti cinema e teatri mentre sarà possibile andare al museo anche nei week end;  si consente di andare nelle seconde case in zona gialla o arancione (anche se si trovano fuori regione) solo al nucleo familiare e soltanto se la casa è disabitata. Non si può andare nella seconda casa con amici e parenti. Non è possibile invece - a meno di urgenti e necessari motivi - se le abitazioni sono in zone rosse o arancione scuro. Sono vietati i viaggi per turismo; 

Nonostante l'asse Salvini-Bonaccini al ristorante e bar in zona gialla si potrà andare solo di giorno. Le regole per i ristoranti restano quelle in vigore: in zona gialla aperti fino alle 18 e fino alle 22 consentito l'asporto. A domicilio è consentito ad ogni ora. Asporto e domicilio sono consentiti nelle zone arancio e rosse. Eccezione fanno gli autogrill, oltre le 18 in zona gialla, le mense e i ristoranti negli alberghi;

In zona gialla viene cancellata dalla bozza del nuovo Dpcm la misura secondo cui «con riguardo alle abitazioni private, è fortemente raccomandato di non ricevere persone diverse dai conviventi, salvo che per esigenze lavorative o situazioni di necessità e urgenza». Nella bozza del nuovo provvedimento restano comunque «vietate le feste nei luoghi al chiuso e all'aperto, ivi comprese quelle conseguenti alle cerimonie civili e religiose». 

Quali scuole verranno chiuse?

Quello del governo Draghi può essere definito, dunque, un provvedimento "automatico", perché preveda la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado in zona rossa ma anche in ogni territorio (regionale, provinciale o comunale) in cui il contagio dovesse raggiungere la quota di 250 casi settimanali per 100.000 abitanti. Dalla scuola arriva un sostanziale ok alle chiusure in zona rossa: «La didattica non va necessariamente interrotta» ha detto il capo dell'Associazione Nazionale Presidi Antonello Giannelli «ma se ci sono le varianti e molte classi sono in quarantena, significa tenere aperte le scuole per una questione di facciata».

Per valutare la situazione italiana l’Istituto superiore di sanità sta facendo un sondaggio sui tempi in cui la variante inglese può diventare prevalente anche in Italia, con il rischio di complicare la campagna vaccinale. Repubblica invece segnala che la crescita settimanale degli infetti è attualmente al 32% mentre ieri ad aver superato i 250 casi ogni 100mila abitanti erano Marche, Abruzzo, Emilia Romagna, le province di Trento e Bolzano. Ma di queste solo Bolzano (peraltro su sua richiesta) è in rosso, mentre la Campania è in zona arancione. Sette Regioni però sono già tornate con la didattica a distanza, ad Ancona ieri il sindaco ha chiuso tutte le scuole e solo il 16% dei docenti ad oggi è vaccinato. 

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