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Salute

Vaiolo delle scimmie, salgono a tre i casi. Cosa sappiamo sul virus

I casi italiani riguardano tre uomini in cura allo Spallanzani di Roma

Non è un virus nuovo, lo conosciamo già, ma il boom di casi segnalati in poco tempo e in zone lontane l'una dall'altra non può essere sottovalutato. La nuova paura si chiama vaiolo delle scimmie o Monkeypox. L'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) è in campo e gli appelli alla prudenza ribalzano da una parte all'altra del mondo. 

Ieri, 19 maggio, è stato isolato il primo caso di vaiolo delle scimmie in Italia. Il paziente è un ragazzo tornato dalle Canarie ed è ora seguito dai medici dello Spallanzani di Roma: le sue condizioni non sembrano preoccupare. Altre due persone sono sotto osservazione perché potrebbero avere lo stesso virus. L'allerta però era già stata innalzata all'inizio di maggio quando il Regno Unito ha segnalato i primi casi. Dopo quelle segnalazioni, altre sono arrivate rapidamente: Usa, Spagna, Portogallo, poi Svezia e Italia appunto. Sempre ieri anche la Francia ha detto di avere isolato il virus.

Il primo contagio nel Regno Unito sarebbe stato "importato" dopo un viaggio all'estero in un'area endemica, gli altri sarebbero autoctoni. Sempre nel Regno Unito, secondo le autorità sanitarie britanniche, le trasmissioni sono concentrate, senza un legame causale individuato, nella comunità gay. 

Cos'è il vaiolo delle scimmie 

Il vaiolo delle scimmie - spiega Nadia Palazzolo su Today - è un'infezione virale solitamente associata ai viaggi in Africa occidentale. La trasmissione all'uomo può avvenire attraverso il contatto con un animale o un essere umano infetto o con materiale corporeo umano contenente il virus. La trasmissione tra gli esseri umani avviene principalmente attraverso grandi goccioline respiratorie. Il virus si diffonde attraverso un contatto faccia a faccia prolungato; fluidi corporei; materiale della lesione o contatto indiretto con materiale della lesione.

"Questa è la prima volta che vengono segnalate catene di trasmissione in Europa senza collegamenti epidemiologici noti con l'Africa occidentale e centrale", dicono dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc). Elemento, questo, che impensierisce gli esperti. 

Come riconoscere il virus e quanto è pericoloso

Il periodo di incubazione del vaiolo delle scimmie è in genere da 6 a 16 giorni, ma può arrivare fino a 21. I sintomi sono: febbre, mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena, linfonodi ingrossati, brividi ed esaurimento. In genere si sviluppa un'eruzione cutanea. Questo spesso inizia sul viso e poi si diffonde ad altre parti del corpo, compresi i genitali.  L'eruzione cutanea attraversa diverse fasi e può assomigliare alla varicella o alla sifilide, prima di formare finalmente una crosta, che in seguito cade. La differenza nell'aspetto da varicella o sifilide è l'evoluzione uniforme delle lesioni. Quando la crosta cade una persona non è più infettiva.

Esistono due famiglie di virus del vaiolo delle scimmie: quella dell'Africa occidentale e quella del bacino del Congo (Africa centrale). La malattia è solitamente autolimitante. È stato documentato che il tasso di mortalità per la famiglia dell'Africa occidentale è di circa l'1 per cento, mentre per quella del bacino del Congo può arrivare fino al 10 per cento. Anche i bambini sono a rischio e il vaiolo delle scimmie durante la gravidanza può portare a complicazioni, vaiolo delle scimmie congenito o mortalità alla nascita. I casi più lievi di vaiolo delle scimmie possono passare inosservati e rappresentare un rischio di trasmissione da persona a persona.

Chi è a rischio

L'Ecdc spiega che "chi interagisce con più partner sessuali o che fa sesso occasionale dovrebbe essere particolarmente vigile. I casi sospetti devono essere isolati, testati e notificati tempestivamente. Per i casi positivi dovrebbe essere avviato il tracciamento dei contatti a ritroso e in avanti". 

Avere parlato di comportamenti a rischio ha anche acceso una polemica "sociale". "In merito alla epidemia di vaiolo chiediamo chiarimenti al ministero della Salute e che siano vietate affermazioni come quella del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), che afferma che le persone gay sono a rischio, per tale epidemia. Le persone a rischio sono coloro che hanno rapporti sessuali occasionali - dice Fabrizio Marrazzo, portavoce del partito gay per i diritti Lgbt+, solidale, ambientalista e liberale - ricordiamo che i gay possono avere relazioni monogame o avere rapporti occasionali al pari delle persone eterosessuali. Pertanto chiediamo al ministero di intervenire per evitare che nuovamente come negli anni '80 si crei uno stigma contro le persone gay" .

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