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Predire l’ansia è possibile? UniTn: “Sì, con l’intelligenza artificiale”

Un team di ricerca del Dipartimento di psicologia e scienze cognitive e del Centro interdipartimentale di Scienze mediche studia modelli cerebrali per predire l’ansia e altre emozioni, con l’aiuto dell’intelligenza artificiale

Ansia ed emozioni sono oggetto di studio in più ambienti, non solo comprenderle, ma anche capire i collegamenti tra mente e corpo. E proprio dall’università di Trento è arrivata a inizio gennaio un’interessante notizia in merito a uno studio a riguardo. 
Un gruppo di ricerca del Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive e del Centro interdipartimentale di Scienze mediche hanno dimostrato che il livello di ansia si può predire dal volume di materia grigia e bianca nelle diverse aree del cervello. I risultati di questo studio sono stati pubblicati in questi giorni sulla rivista scientifica di bioingegneria Sensors, in un articolo che fa parte di una serie di lavori sullo stesso tema. 
Lo studio apre uno spiraglio per creare, in prospettiva, biomarcatori in grado di predire l’ansia e altri disturbi emotivi al fine di intervenire in modo tempestivo con trattamenti personalizzati.
Secondo quanto spiegato dall’università, questa specifica ricerca si distingue da altre del settore perché ha utilizzato per la prima volta un metodo per costruire un modello cerebrale predittivo, capace di classificare in modo corretto l’ansia dei e delle partecipanti allo studio. Inoltre, grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale, tale modello è in grado di predire con una certa accuratezza l’ansia anche in persone delle quali non si possiedono informazioni sullo stato ansioso.
"Combinando metodi di intelligenza artificiale (come machine learning supervisionato e non supervisionato), cerchiamo di costruire modelli cerebrali predittivi per lo studio delle emozioni sia nella normalità che nella patologia - raccontano Alessandro Grecucci e Teresa Baggio -. L’obiettivo è mettere a punto modelli che, sulla base di caratteristiche morfometriche (che riguardano la composizione e il volume) del cervello, siano in grado di riconoscere il livello di emozioni disfunzionali per poter intervenire tempestivamente con trattamenti più efficaci".
"Nel nostro campione abbiamo anche riscontrato una tendenza a provare meno ansia con l’avanzare dell’età. Segue quindi l’importanza di studiare l’ansia soprattutto nelle fasce più giovani della popolazione. In un nuovo studio in collaborazione con Bordeaux ci stiamo infatti concentrando sull’adolescenza" aggiungono. "La nostra prospettiva è quella di individuare precoci biomarcatori cerebrali per predire i disturbi emotivi dell’adulto” concludono. 

Il laboratorio

Lo studio è stato svolto nel Clinical and Affective Neuroscience Lab dell’Università di Trento, che ha come investigatore principale Alessandro Grecucci, professore che coordina anche la task force internazionale Artificial Intelligence Methods to Decode Emotions and Personality (Aimdep). Il laboratorio di UniTrento si caratterizza per lo studio delle basi neurali della percezione e della regolazione delle emozioni, sia nella normalità sia nella patologia, con l’utilizzo di strumenti di precisione (come MRI, EEG, tDCS) e metodiche di intelligenza artificiale. Il laboratorio collabora con altre università italiane come Pavia, Udine, Roma e Trieste, e università straniere come Abhu Dhabi, Ghent, Nijmegen e Bordeaux.
Per informazioni sul Clinical and Affective Neuroscience Lab: https://r.unitn.it/it/node/274
L’articolo “Anxious Brains: a Combined Data Fusion Machine Learning Approach to Predict Trait Anxiety from Morphometric Features”, pubblicato sulla rivista scientifica di bioingegneria Sensors, è stato scritto da Teresa Baggio e Alessandro Grecucci con Federica Meconi e Irene Messina. È disponibile in Open Access su: https://doi.org/10.3390/s23020610

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