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Venerdì, 19 Aprile 2024
Salute

Covid, vaccino AstraZeneca: i dubbi

Dopo l'autorizzazione dell'autorità britannica l'Ema ribadisce che sono necessari ulteriori test prima di dare l'ok. Le ripercussioni sul programma italiano di immunizzazione di massa e i problemi della procedura seguita dal Regno Unito

«Sono necessarie informazioni scientifiche addizionali rispetto alla qualità, sicurezza ed efficacia" del candidato vaccino anti-Covid Oxford-AstraZeneca per supportare il rigore richiesto per una autorizzazione al mercato condizionata» è quanto riporta Today da una nota dell'Agenzia europea dei medicinali Ema del 30 dicembre in risposta all'autorizzazione del Regno Unito al preparato dell'azienda è una presa di posizione importante su un problema che potrebbe finire per rovinare i piani per l'immunizzazione di tanti paesi europei tra cui l'Italia. 

I dubbi sul vaccino AstraZeneca

Fino a qualche tempo fa si riteneva di poter arrivare ai famosi 13 milioni di italiani immunizzati entro marzo annunciati dal ministro della Salute Roberto Speranza anche grazie alla disponibilità del vaccino AstraZeneca, perché la maggior parte delle dosi che sarebbero dovute arrivare nel primo trimestre 2021: 16 milioni insieme agli 8,7 milioni del preparato Pfizer-BioNTech, ai 2 milioni di Curevac e agli 1,3 milioni di Moderna. E proprio Speranza, in un articolo uscito sul Corriere della Sera a fine anno, ammette che qualche problema organizzativo potrebbe arrivare: «Studieremo il dossier Gran Bretagna. È importante che Ema faccia chiarezza sulle ragioni di una eventuale diversa valutazione dall’agenzia inglese. Sulla sicurezza non accettiamo scorciatoie, ma rispetto alla programmazione di una campagna vaccinale così seria dobbiamo avere un orizzonte chiaro». Intanto l'Italia ha chiesto altre dosi a Pfizer e a Moderna, che passerebbe così da 11 a 22 milioni di dosi. E che potrebbe essere il primo ad arrivare visto che il via libera dell’Ema dovrebbe giungere già il 6 gennaio. Nel conto della compensazione vanno aggiunte anche le oltre 5 milioni di dosi aggiuntive del vaccino Pfizer che possono essere utilizzate grazie all'utilizzo del vaccino rimasto nelle fiale. 

Quali sono i problemi del vaccino AstraZeneca?

Il candidato vaccino sviluppato in collaborazione con l'istituto Jenner di Oxford e l'Irbm di Pomezia all'inizio sembrava destinato a vincere la corsa con Pfizer-BioNTech e Moderna: qualcuno ne annunciava la messa a punto addirittura per settembre. A metà novembre l'annuncio che aveva gelato tutti: l'efficacia del preparato con due dosi, secondo la sperimentazione dell'azienda, era «appena» del 62%, mentre si raggiungeva il 90% dell'immunizzazione con la somministrazione di una prima mezza dose seguita da una dose intera. Una somministrazione che era avvenuta per un errore nell'interpretazione dei documenti della sperimentazione che aveva portato a un dosaggio errato, successivamente emerso grazie ai controlli, con una concentrazione dimezzata del principio attivo. 

L'Ema aspetta altri dati sul vaccino si AstraZeneca

L’agenzia britannica Mhra ha concesso un’autorizzazione temporanea per la fornitura  nel contesto dell’uso di emergenza del vaccino. L’autorizzazione temporanea è diversa dall’autorizzazione all’immissione in commercio. Il Corriere della Sera ha infatti sottolineato che AstraZeneca ha il dovere di presentare ogni dato aggiuntivo e l’agenzia si riserva il diritto di revocare l’autorizzazione. L’Ema, l’ente europeo per i medicinali, ha bisogno invece di ulteriori dettagli prima di siglare l’approvazione, in particolare sulla metodologia della sperimentazione e sul dosaggio legato all’efficacia. Come per il vaccino Pfizer-BioNTech servono due dosi. In Gran Bretagna l’autorizzazione prevede la somministrazione del richiamo tra le 4 e le 12 settimane dalla prima inoculazione. Su indicazione della commissione vaccini, il Regno Unito ha deciso di estendere al massimo il lasso di tempo tra le due dosi per permettere di vaccinare un numero maggiore di persone, pratica che sarà ora applicata anche al vaccino Pfizer (inizialmente, invece, erano stati osservati i 21 giorni di intervallo).

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