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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Zannini (Sel) per un altro modello di integrazione in Trentino

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TrentoToday

Lo sgomento è forte scene di una tale violenza lasciano il segno, ma gli scontri avvenuti domenica ci raccontano di un' altra Trento quella che troppo spesso facciamo finta di non vedere: quella dello spaccio, dell'imbarbarimento delle relazioni e della visione predatoria che circola anche nel nostro Trentino: sia essa simbolica e virtuale o terribilmente materiale. Chi ha compiuto violenze deve pagare, ma non si deve soffiare sul fuoco del razzismo ne si devono alzare le barriere di una militarizzazione estrema. Ben vengano più controlli all'indomani di questi scontri, si deve però anche ripensare la politiche di integrazione nella nostra provincia.

L’accoglienza è un dovere dobbiamo portarla avanti e non dobbiamo cedere alla retorica populista e becera dei soliti che cavalcando la crisi vorrebbero chiuderci in una purezza pericolosa. Certo il secondo passo verso una sana integrazione quello della costruzione di relazioni efficaci è il più difficile, si deve dipanare un rete di scambio sul territorio perché se la dinamica dell’assimilazione è stata superata dobbiamo costruirne una dello scambio dell’interrelazione fra soggetti che dia a quest’ultimi anche responsabilità.

Percorsi condivisi non nascono mai dal nulla, la convivenza pacifica è una salita tosta da percorrere ma ci fara cresce come comunità aperta e solidale. Non basta stanziare un tot euro per ogni persona che viene accolta: si devono mettere di fronte storie differenti, meticciarle, valorizzando il capitale relazionale costruendo rapporti che facciano da contorno di senso alla vita quotidiana delle persone accolte.  
Occorre ritrovare un senso del limite condiviso che spesso a molti che sfugge al di là del colore della pelle che abbiano.

Dobbiamo interrogarci tutti, forse serve rivedere il modo di vivere in “comune”, percorrendo i sentieri della convivenza, che non sono sempre facili. Vanno cercati nuovi modi di fare comunità includenti e solidali, siamo nel mezzo di una crisi solo se ognuno mette in comune un pezzo del proprio essere possiamo salvarci. Non basta puntare telecamere o armare le strade, ci voglio occhi che si incrocino costantemente attraversando la diversità, scambiando senso vicendevolmente.
 

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