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Vitalizi e privilegi: la Procura di Bolzano apre un'inchiesta per peculato

Verrebbero utilizzati soldi pubblici per arricchire conti privati: le ipotesi di reato, nel momento dell'intervento finanziario della Regione, sarebbero peculato e abuso d'ufficio

Bastava un passaggio di cinque anni in Consiglio regionale - già, la Regione, l'ente svuotato dal potere delle due Province autonome ma ben utile, da anni, come bancomat - e il gioco era fatto: diritto alla pensione d'oro da ex consigliere. Ben 123 politici, trentini e altoatesini, che hanno maturato il diritto a un vitalizio faraonico, prima che l'odioso privilegio, perché di questo si tratta, venisse abolito, nel 2012. Per molti supera il milione. Ma il privilegio si estende anche ai famigliari, perché ci sono pure loro con gli assegni di reversibilità. Il vitalizio è diviso in due: una parte va all'incasso in questi giorni, il resto è al sicuro nel fondo Family e verrà versato all'interessata fra il 2018 e il 2021. Uno schifo, hanno commentato tra gli altri Acli e sindacati. Una porcheria da casta che ci ha, questa volta meritatamente, tirato addosso gli strali dei talk show Rai, da Giletti a Floris, e dei giornali nazionali. 

Ultima novità: le indagini che la Procura della Repubblica di Bolzano avvierà nei prossimi giorni sulle liquidazioni d'oro e in particolare sulla posizione della Regione che si sarebbe fatta garante, con soldi pubblici, della rendita minima del 4 per cento che i consiglieri si sarebbero assicurati versando le somme percepite nel «Family Fonds» appositamente costituito e gestito da Pensplan. Verrebbero utilizzati soldi pubblici per arricchire conti privati: le ipotesi di reato, nel momento dell'intervento finanziario della Regione, sarebbero peculato e abuso d'ufficio. Motlo italiano: la politica latita e arriva la magistraura.

Tra i nomi eccellenti a beneficiare delle laute prebende c'è quello di Lorenzo Dellai, ex governatore provinciale e tra i fondatori di Scelta Civica, che viaggia sopra i 500 mila euro. Sopra i 500 mila euro anche il senatore del Partito autonomista trentino tirolese Franco Panizza, che intravede un futuro con un vitalizio da mamma Regione e un altro da papà Parlamento. Ma in testa alla graduatoria c'è l'ex assessore della Südtiroler Volkspartei Sabina Kasslatter Mur, quattro legislature sulle spalle, con lo stratosferico vitalizio di un milione e 425 mila euro. La lista è politicamente trasversale: Mauro Delladio e Pino Morandini di Forza Italia, una lunga permanenza in consiglio, portano a casa rispettivamente un milione e 322 mila euro e un milione e 112 mila euro. Una prima tranche, grossomodo, quattrocentomila euro a testa, verrà pagata subito, il resto in 4 rate fra il 2018 e il 2021. Più o meno gli stessi numeri garantiti a Eva Klotz: la dura e pura pasionaria dell'indipendentismo tirolese, la figlia del leggendario Georg Klotz, ha diritto ad un milione e 136 mila euro. L'ex governatore, per 25 anni, della provincia di Bolzano Luis Durnwalder, che poteva contare ai tempi su uno stipendio da 11.800 euro netti al mese, si deve accontentare di un milione, spicciolo più spicciolo meno. Se queste cifre sono venute allo scoperto, va dato merito ai consiglieri del Movimento 5 stelle, che le hanno ottenute e pubblicate. Una magra consolazione, però, visto che è prevista la distribuzione di assegni fino al 2021. A meno che, come promesso dalla politica subissata da un moto di indignazione (per usare un eufemismo), non si decida di cambiare veramente abolendo i privilegi, intervenendo in modo retroattivo sui vitalizi e sulle somme accantonate dagli ex consiglieri regionali, abolendo tutti i trattamenti pensionistici degli attuali consiglieri e costituendo un fondo regionale da destinare ad interventi socio-assistenziali, come ha deciso la nuova Giunta regionale del Trentino Alto Adige, riunita a Trento per la prima volta in questa legislatura.

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