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"Tempi e protocolli di valutazione delle famiglie affidatarie"

Interrogazione del consigliere comunale Gabriella Maffioletti sull'estensione delle valutazioni delle famiglie affidatarie

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TrentoToday

Riceviamo e pubblichiamo

Trento. Interrogazione del consigliere comunale Gabriella Maffioletti sull'estensione delle valutazioni delle famiglie affidatarie.

Recentemente abbiamo tutti esultato per il primo affidamento intra-familiare giudiziale non richiesto dai servizi sociali. Infatti il Tribunale dei minorenni di Trento ha deciso di affidare due minori di 1 e 3 anni a una zia della madre, che è attualmente ospitata in una comunità di recupero. I due bambini in tenera età hanno potuto finalmente tornare a godere dell'affetto di una famiglia e uscire dalla struttura residenziale. Questa vicenda è stata anche la dimostrazione di come un lavoro sinergico di rete può condurre a un esito positivo in situazioni apparentemente complesse e delicate.

In questa vicenda, tuttavia, non possiamo non criticare il comportamento dei servizi sociali e dell'EMAF (Équipe multidisciplinare per l'affidamento familiare). Infatti i servizi, e in seguito l'EMAF, sono stati incaricati di valutare l'affidamento intra-famigliare agli zii già dal 29 maggio 2012. Le procedure di valutazione sono durate quasi un anno mentre due minori in età tenerissima vivevano lontani dall'affetto di una famiglia in una struttura residenziale. Ricordiamo inoltre che i servizi sociali avevano omesso di verificare la disponibilità dei parenti, il che avrebbe permesso di evitare il trauma dell'allontanamento dalla famiglia dei due minori. Nel frattempo l'assistente sociale incaricata del caso è stata trasferita al servizio anziani.

Dobbiamo altresì sottolineare i meri aspetti economici della vicenda, dato che un anno di permanenza di due minori in una struttura di accoglienza ha pesato sulle casse pubbliche. Secondo la risposta all'interrogazione n. 2487 del 26 gennaio 2011, la comunità dove erano ospitati i minori ha una retta molto inferiore al normale di 31,71 euro al giorno per minore. Secondo una stima approssimativa, quindi, il costo dei due minori in oggetto è stato di 23.148,00 euro.

Cogliamo anche l'occasione per ricordare quanto scritto nella sezione "Promozione dell'accoglienza famigliare" del RAPPORTO SOCIALE 2001 - 2011 "L'ESPERIENZA DI ATTUAZIONE DEL PIANO SOCIALE DELLA CITTA' DI TRENTO": "L'accoglienza è una forma di solidarietà tra famiglie. I minori accolti appartengono a nuclei familiari che presentano problemi di conciliazione tra il tempo lavorativo e quello genitoriale, che hanno difficoltà nell'accudire i figli o che possono trovarsi in situazioni di emergenza tali da richiedere la sostituzione temporanea nella cura dei figli. L'accoglienza avviene presso famiglie o singoli individuati prioritariamente dall'assistente sociale incaricata. Nel 2011 si è registrata la disponibilità di 44 famiglie e sono state attivate 13 accoglienze." Solo su 13 famiglie su 44 è stata attivata un'accoglienza. Il costo indicativo di 31 minori in una casa famiglia secondo una stima prudente di circa 100 euro al giorno per minore (sempre in base ai dati della risposta all'interrogazione n. 2487 del 26 gennaio 2011) è di circa 1.116.000 euro all'anno. La legge 28 marzo 2001, n. 149 Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, "Disciplina dell'adozione e dell'affidamento dei minori", secondo comma dice: «Ove non sia possibile l'affidamento nei termini di cui al comma 1, è consentito l'inserimento del minore in una comunità di tipo familiare o, in mancanza, in un istituto di assistenza pubblico o privato, che abbia sede preferibilmente nel luogo più vicino a quello in cui stabilmente risiede il nucleo familiare di provenienza.» È chiaro l'intento del legislatore di affidare il bambino a una famiglia e NON a una casa famiglia NÉ tanto meno ha un istituto. Il legislatore ammette la difficoltà di trovare una famiglia affidataria, ma l'intento della legge è molto chiaro.

E dal 2006 stiamo violando la legge quando affidiamo un bambino a un istituto di assistenza pubblico o privato. Infatti la legge dice: «Il ricovero in istituto deve essere superato entro il 31 dicembre 2006 mediante affidamento ad una famiglia e, ove ciò non sia possibile, mediante inserimento in comunità di tipo familiare caratterizzate da organizzazione e da rapporti interpersonali analoghi a quelli di una famiglia.» Il nostro Comune pare ad oggi stia violando un chiaro disciplinato di legge e pertanto un'indagine seria va assolutamente improntata sul modus operandi di chi Dirige il Servizio stesso date le ricadute sia in termini sociali che di spesa pubblica che tali operazioni comportano al loro seguito.

Tutto ciò premesso si interroga il Presidente e l'Assessore di merito per sapere/chiedere:

  • Se l' Assessore competente è a conoscenza del caso in oggetto che si può definire certamente come uno dei casi pilota in cui non sia partita una proposta da parte dei Servizi sociali di indagine intra-famigliare per valutare le capacità dei singoli componenti la famiglia stessa di affido minori?;
  • Se la decisione di spostare l'Assistente sociale di ambito di riferimento sia dipesa in qualche maniera dagli errori di valutazione posti in essere dalla dipendente comunale nella predisposizione di un progetto di recupero sociale in realtà risultato fallimentare dalla sua genesi in avanti per la durata di ben due anni?;
  • Se non sia il caso di rivedere e aggiornare le procedure dei servizi sociali e dell'EMAF al fine di dare priorità e velocizzare le procedure di valutazione delle famiglie affidatarie al fine di accelerare la collocazione dei minori in una famiglia nel caso in cui siano collocati in una struttura residenziale?;
  • Se non sia il caso di aggiornare le procedure dei servizi sociali, in particolar modo quelle del distretto interessato dalla vicenda in oggetto, affinché siano maggiormente valorizzate le risorse intra-familiari?;
  • Quali sono le motivazioni ed i criteri che i Servizi sociali hanno assunto per la mancata attivazione delle 31 famiglie affidatarie che avevano manifestato la loro disponibilità?;
  • Se non sia il caso di rielaborare e migliorare le procedure e i protocolli di attivazione delle famiglie affidatarie al fine di poter garantire il pieno rispetto della legge che espressamente dice: "Il ricovero in Istituto deve essere superato entro il 31 dicembre 2006 mediante inserimento in comunità di tipo familiare caratterizzate da organizzazione e da rapporti interpersonali analoghi a quelli di una famiglia".
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