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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Mosna: "Altro che No Tav, in Val di Susa rischio disoccupazione preoccupante"

Su facebook la nota del vicepresidente del consiglio provinciale: "Altro che No Tav, No Job! In Val di Susa il dibattito pro o contro l'alta velocità non considera il panorama preoccupante: in fumo 1200 posti di lavoro"

La Val di Susa non è solo Tav, chi se la immagina come una valle incontaminata non sa che si tratta di un territorio già industrializzato, del resto è alle porte della grande Torino, che soffre la crisi come tanti altri. Il dibattito pro o contro l'alta velocità forse rischia di oscurare un altro problema, ad affermarlo, su facebook, è il vicepresidente del Consiglio provinciale Diego Mosna che scrive: "Altro che No Tav, No Job! Mentre in Val di Susa giornali, tv e opinionisti s'accapigliano sui treni ad alta velocità, dividendosi come da copione in “pro” e “contro”, nel frattempo accade che in quel territorio quasi 1.200 posti di lavoro sono andati in fumo e altrettanti sono ora a rischio. Venerdì scorso, sindacalisti e sindaci dei principali comuni della Valle si sono dati appuntamento a Condove per fare il punto della situazione e richiamare l'attenzione sull'impatto di una crisi che dura da cinque anni. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata quella della Tekfor, azienda metalmeccanica acquisita dal Gruppo indiano Amtek un anno fa, nella quale tra i 200 lavoratori dello stabilimento di Avigliana e i 900 di Villar Perosa ci sono un centinaio di esuberi. A questa situazione se ne aggiungono altre ugualmente delicate, come quella di Beltrame, nel cuore della Valle, a San Didero, che ha uno stabilimento che l'azienda intende chiudere. La fotografia scattata da un censimento eseguito dalla Fiom su 53 aziende mostra come oltre la metà di esse ricorra ad ammortizzatori sociali per fronteggiare il ciclo negativo. Brutto panorama. Le proposte uscite dall'incontro però vanno nella solita direzione del “rimedio temporaneo”, non in quella di disegnare una via d'uscita strategica. Speriamo che in Trentino non si seguano esempi di questo tipo per contrastare una crisi economica non drammatica ma certamente e seriamente problematica e delicata." 

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