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Manuela Bottamedi, comuni trentini: si agli incentivi alle fusioni, no alle fusioni forzate e artificiali

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TrentoToday

Il dibattito sulle fusioni dei Comuni e sul mantenimento o meno delle Comunità di Valle si sta facendo sempre più ricco.

Manuela Bottamedi, Consigliera Provinciale, si esprime sul dibattito, va bene gli incentivi ma un secco no alle fusioni forzate.

- Il contributo dell'On.Nicoletti, che parla di referendum a livello provinciale e di tempi rapidi nelle scelte, impone una riflessione profonda proprio sulla natura e sul ruolo dei Comuni in un Trentino in profonda evoluzione. -

Secondo la Consigliera, il Comune deve venire rafforzato nella funzione di ente pubblico fondamentale, primo e diretto collettore dei bisogni e delle esigenze della popolazione locale, nonché primo erogatore di servizi per la collettività. Parallelamente, andrebbe rafforzata l'autonomia decisionale e la capacità finanziaria di questo essenziale livello istituzionale.

Questo ragionamento implica però una revisione dell'attuale ambito territoriale e demografico dei Comuni, il cui eccessivo frazionamento non agevola la loro efficienza amministrativa ed economica. Il conseguente necessario accorpamento dei Comuni non deve però essere calato dall'alto, né essere frutto di un referendum di livello provinciale.

Le recenti esperienze di fusione volontaria tra alcuni Comuni insegna che le iniziative più felici sono quelle che partono dal basso, dalla popolazione stessa di quei Comuni, perché espressione del sentimento e della volontà degli stessi cittadini, nonché della storia, della cultura e della geografia di quel territorio.

E' giusto invece agevolare e promuovere le fusioni, attraverso la leva della fiscalità agevolata o degli aiuti economici. Come consigliere farò volentieri da supporter a iniziative finalizzate all'accorpamento dei Comuni, anche nella Valle dei Laghi (dove vivo e dove il frazionamento è accentuato) e sull'Altopiano della Paganella, dove già parecchi servizi, sia pubblici che privati, sono stati oggetto di razionalizzazione e di centralizzazione amministrativa (Biblioteca, Cassa rurale, Istituto scolastico comprensivo).

Riguardo all'Alto Garda e Ledro, trovo invece ingiustificato accorpare Riva con la Val di Ledro: non vi è omogeneità territoriale, orografica, geografica, culturale, economica. Dobbiamo evitare di passare da un eccesso (insostenibile frazionamento) ad un altro (fusioni artificiali e forzate).

L'autogoverno di un territorio come quello della Val di Ledro va salvaguardato e tutelato; un territorio, tra l'altro, che ha già dato prova di grande maturità ponendosi all'avanguardia delle fusioni tra piccoli Comuni.

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