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"La maggioranza cestina integralmente il ddl di Più Democrazia in Trentino"

Su 50 articoli della proposta di legge di iniziativa popolare per migliorare gli strumenti di partecipazione popolare solo uno viene recepito integralmente, 39 vengono soppressi e 10 sostituiti, snaturando completamente i contenuti e la struttura dell’impianto proposto da oltre 4000 cittadini.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TrentoToday

Alle ore 16:00 di martedì 15 luglio il comitato Più Democrazia in Trentino ha ricevuto, per conoscenza, dal gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle una copia degli emendamenti al ddl di iniziativa popolare 1/XV sulla democrazia diretta (ex 328/XIV) presentati dai consiglieri provinciali Filippo Degasperi e Manuela Bottamedi, entrambi membri del gruppo stesso. Nella consultazione del documento i membri del comitato hanno incidentalmente preso atto anche degli emendamenti presentati dai capigruppo della coalizione di maggioranza del Consiglio provinciale. Le firme sugli emendamenti in oggetto sono state apposte rispettivamente da Alessio Manica (PD), Gianpiero Passamani (UPT), Giuseppe Detomas (UAL) e Lorenzo Baratter (PATT).

Il primo firmatario del disegno di legge di iniziativa popolare non ha ricevuto alcuna comunicazione ufficiale. Dalla documentazione in possesso, nessun altro consigliere ha presentato ulteriori emendamenti.

Gli emendamenti proposti dal gruppo M5S riguardano puntuali aspetti del testo di legge e in sintesi mirano a:

  • abbassare il numero delle firme richieste per la richiesta del referendum da 8.000 a 6.000;
  • diminuire le firme richieste ai residenti nei comuni dove sono stanziate la minoranze linguistiche da 1.500 a 500 per richiedere referendum aventi per oggetto disposizioni che riguardano la tutela delle minoranze ladine, mochene o cimbre;
  • attribuire compiti specifici alle giurie di cittadini estratti a sorte - i pritani - ed in particolare la previsione della convocazione dei pritani per la valutazione dell'azione di governo e per la valutazione dell'efficacia della legge sulla partecipazione;
  • ridurre il numero massimo di mandati da 3 a 2 legislature per i consiglieri provinciali;
  • introdurre il referendum confermativo obbligatorio per le leggi sulla forma di governo;
  • introdurre il referendum confermativo obbligatorio su leggi e/o atti amministrativi che comportano impegni di spesa superiori ai 50 milioni annuali, o ai 10 milioni se le spese sono pluriennali.

Gli emendamenti proposti dalla coalizione di maggioranza, invece, snaturano completamente i contenuti e la struttura dell'impianto normativo proposto dall'iniziativa popolare. Nella fattispecie, su un totale di 50 articoli contenuti nel ddl n.1/XV, n.39 vengono abrogati e 10 vengono sostituiti. Solo un articolo è stato recepito integralmente.

Rispetto all'iniziativa popolare le differenze sono le seguenti:

  • accolta la proposta di istituire una commissione per la partecipazione. Tuttavia la soluzione prevista non prevede di garantire alle opposizioni la scelta di almeno uno dei tre esperti in materie giuridiche che compongono la commissione. Dispone invece che la commissione per la partecipazione sia nominata integralmente dal Presidente del Consiglio provinciale;
  • eliminazione delle disposizioni nel campo dell'educazione che prevedevano l'insegnameno del funzionamento degli istituti di democrazia diretta nei cicli del primo e del secondo grado e interventi nella formazione degli adulti e nell'ambito universitario;
  • eliminazione del portale della partecipazione e dello strumento della cosiddetta e-petition che avrebbe consentito di presentare, condividere e discutere proposte provenienti da tutto il territorio provinciale su un'unica piattaforma digitale;
  • eliminazione dell'istituto delle giurie di cittadini estratte a sorte;
  • eliminazione delle consultazioni pubbliche e dell'obbligo di pubblicizzazione dei resoconti delle sedute e delle audizioni;
  • eliminazione dell'istituto del dibattito pubblico istituzionalizzato;
  • inserimento del vaglio di ammissibilità all'iniziativa popolare a voto consiliare con l'aggiunta di un termine di 60 giorni per la valutazione della commissione prima di poter avviare la raccolta delle firme;
  • inserimento dei limiti di materia all'iniziativa popolare ed in particolare alle proposte di legge contrarie alla Dichiarazione universale diritti dell'uomo, alla Costituzione Italiana e allo Statuto di autonomia;
  • riduzione da 6 a 3 mesi per la raccolta delle firme dell'iniziativa popolare a voto consiliare;
  • inserimento del limite in materia tributaria e di bilancio per le iniziative popolari;
  • estensione dei termini per la discussione dell'iniziativa popolare. Oltre ai 60 giorni preventivi alla raccolta delle firme per la valutazione di ammissibilità il computo del termine di 24 mesi entro il quale il disegno di legge di iniziativa di popolare deve essere discusso viene azzerato con l'inizio della nuova legislatura;
  • sparisce il vincolo di obbligatorietà della discussione dell'iniziativa popolare. Si va a referendum propositivo solo se precedentemente si raccolgono 13 mila firme;
  • accolta la proposta dell'audizione pubblica al termine della raccolta delle firme e dopo aver ricevuto la comunicazione di regolarità delle stesse;
  • eliminazione della procedura semplificata per la richiesta del referendum propositivo qualora un progetto di legge di iniziativa popolare sia approvato con modificazioni sostanziali dal Consiglio provinciale;
  • eliminazione del referendum confermativo facoltativo per leggi e atti amministrativi;
  • introduzione del termine di 60 giorni necessari alla commissione per la partecipazione per esprimersi sulla validità dei quesiti referendari;
  • accolta la proposta di pubblicazione della proposta referendaria e dei termini per la raccolta delle firme sui siti istituzionali;
  • riduzione dei tempi di raccolta delle firme da 6 mesi a 4 mesi per richiedere un referendum;
  • aumento da 8mila a 13mila firme per inoltrare la richiesta di referendum;
  • accolta la proposta della trasmissione elettronica dei moduli per la raccolta delle firme agli uffici comunali;
  • abbassamento del quorum al 20% per i referendum propositivi i quali però non producono effetti vincolanti e quindi di fatto restano dei referendum consultivi;
  • introduzione dei limiti in materia di tributi e di bilancio per i referendum propositivi;
  • abbassamento del quorum di partecipazione al 40% per il referendum abrogativo;
  • eliminazione della mozione di sfiducia di iniziativa popolare;
  • eliminazione del limite dei mandati;
  • eliminazione della sospensione degli stipendi e degli emolumenti per i consiglieri che non pubblicizzano la loro situazione patrimoniale ai sensi della legge 441/1982.

Il fascicolo contenente tutti gli emendamenti nel dettaglio

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