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Maffioletti: per il Pd meglio “curare” i genitori separati piuttosto che risolvere i loro disagi

Senza il disagio sociale certe associazioni non avrebbero motivo di esistere, ed ecco che alcune forze politiche hanno interesse, se non a creare, perlomeno a mantenere questo disagio. Il tutto sulla pelle della povera gente e soprattutto dei minori che alla fine risentono delle problematiche dei genitori. Forse ora ci spieghiamo perché il problema dei padri separati non è ancora stato risolto dalla ricca Provincia Autonoma di Trento.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TrentoToday

Trento. Finalmente la stampa ha iniziato ad accorgersi dell'annoso problema dei genitori separati, soprattutto padri, che dopo la separazione subiscono un notevole abbassamento del loro tenore di vita e a volte finiscono in strada a dormire in macchina o in alloggi di fortuna.

Fortunatamente la recente denuncia dell'associazione dei genitori separati e del papà di Trento costretto a vivere in un appartamento di 32 metri quadrati non è passata inosservata, ma pochi sanno che questa situazione era conosciuta ed è stata a lungo ignorata dall'amministrazione. Direi di più, come ha detto qualcuno "a pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina", e qui si potrebbe persino pensare che la vicenda sia stata caratterizzata da finalità assistenzialistiche e clientelari.

In un recente articolo di un quotidiano trentino è stato fatto notare che la Quarta Commissione ha bocciato due disegni di legge a favore dei padri separati. Pochi sanno però che un anno fa il consiglio comunale di Trento ha bocciato un mio ordine del giorno che chiedeva di aiutare i padri separati stipulando una convenzione con l'ITEA al fine di trovare una casa dignitosa ai genitori non collocatari, tenendo conto del loro reddito effettivo (è cioè anche degli alimenti, spese familiari, ecc.) e della necessità di avere degli spazi decorosi per accogliere i figli.

L'ordine del giorno è stato osteggiato dall'Assessore Violetta Plotegher e bocciato per due soli voti dai consiglieri Andreatta (il sindaco), Calza, Di Camillo, Franceschini, Pedrini, Purin, Robol, Salizzoni, Salvati, Santini, Scalfi, Serra, Trainotti: guarda caso tutti consiglieri del Partito Democratico, eccetto il sindaco e Trainotti.

Ma perché il PD avrebbe dovuto bocciare il provvedimento? Nell'articolo si fa notare che l'associazione dei padri separati è stata costituita da un "ragazzo" che ha poi lasciato. In realtà a me risulta che questo "ragazzo" (un padre separato con più di cinquant'anni) sia stato spinto a dimettersi con sistemi alquanto spiacevoli. L'associazione è stata appoggiata fin dall'inizio dall'Assessore Violetta Plotegher che era persino presente al convegno di presentazione del 3 marzo 2012 presso il cinema Vittoria, per poi successivamente bocciare, assieme a tutto il suo partito, il mio ordine del giorno a favore dei padri separati fortemente voluto dall'associazione.

Il problema è che l'associazione offre assistenza psicologica e legale, ma se i genitori hanno una casa dignitosa e delle condizioni economiche accettabili non avranno certamente bisogno né dello psicologo, né dell'avvocato. Una domanda sorge spontanea: chi paga lo psicologo e l'avvocato offerti dall'associazione? Forse questo "ragazzo" ha dovuto andarsene perché non era d'accordo con la visione assistenzialista che si voleva dare all'associazione?

La cosa è semplice: se noi sosteniamo economicamente i genitori separati, essi non avranno bisogno dell'assistenza pubblica o delle associazioni che erogano consulenze psicologiche. Se una persona è soggetta alle costanti costrizioni e umiliazioni dovute al calo del tenore di vita, al dover vedere i figli in un locali angusti, al dover tornare a vivere a casa dei genitori, ecc. alla fine potrebbe anche aver bisogno dello psicologo. Ma se lo aiutiamo veramente risparmiamo sia in termini di prestazioni psicologiche - o persino psichiatriche - sia in termini di maggiori entrate derivanti da una persona produttiva che lavora. E la persona sarà più felice. Ma forse così perdiamo i voti degli psicologi e degli avvocati......

Ricordo una riunione dell'associazione dei padri separati a cui ho partecipato in cui un padre diceva di essere stato aiutato dallo psicologo perché adesso "non si arrabbiava più": il motivo per cui si arrabbiava non era stato risolto ma ora lo accettava.

Perché invece non risolvere il suo problema alla base?

Queste modalità non sono nuove nell'ambito della psichiatria. Recentemente è uscito un articolo sul settimanale Der Spiegel. In questo articolo si parla di una nuova malattia mentale "scoperta" dallo psichiatra tedesco Michael Linden che si chiama "Disturbo post traumatico da amarezza" per indicare le persone della Germania dell'Est che dopo l'unificazione hanno perso il lavoro e la prospettiva di una vita futura. Questo nuovo disturbo sarà incluso nel nuovo manuale diagnostico e statistico della psichiatria, violentemente criticato da più parti con l'accusa di aver incluso una miriade di nuove malattie per aumentare i profitti delle industrie farmaceutiche. Peccato per questo illustre psichiatra che la prima donna tedesca a cui è stata diagnosticata questa presunta malattia abbia affermato: "dopotutto la migliore terapia sarebbe quella di trovare un lavoro".

Difatti, risolvendo il problema alla radice che cosa succederebbe alla pletora di psicologi, psichiatri, assistenti sociali, avvocati, ecc. che lavorano con queste persone? E dove andrebbero a finire tutti quei voti?

Concludo con due esempi. Il presidente della Quarta Commissione, Mattia Civico, ha lavorato per anni nelle strutture psichiatriche e con le associazioni assistenzialistiche e di volontariato trentine. Non a caso la sua campagna elettorale è stata sostenuta fortemente da queste associazioni e lui ha pescato principalmente in questo bacino di voti. L'assessore Plotegher è stata eletta da questi ambienti assistenzialisti e non a caso difende a spada tratta il sistema assistenzialistico trentino anche di fronte alla possibilità di gravi violazioni dei diritti umani dei bambini.

Senza il disagio sociale queste associazioni non avrebbero motivo di esistere, ed ecco che alcune forze politiche hanno interesse, se non a creare, perlomeno a mantenere questo disagio. Il tutto sulla pelle della povera gente e soprattutto dei minori che alla fine risentono delle problematiche dei genitori.

Forse ora ci spieghiamo perché il problema dei padri separati non è ancora stato risolto dalla ricca Provincia Autonoma di Trento. Mi auguro che alle prossime elezioni provinciali la gente abbia il coraggio di votare per le persone che vogliono veramente aiutare le famiglie sottraendole da questo sistema clientelare.

Gabriella Maffioletti

Consigliere comunale e delegata ADIANTUM

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