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Fugatti e gli orsi: una storia di fughe, decreti, tribunali (e mala gestione)

Da Daniza a JJ4, passando per M49: tutti i plantigradi che, in qualche maniera, hanno scandito il mandato del governatore

Il tema dei grandi carnivori in Trentino, e degli orsi in particolare, non è certamente un tema di questi ultimi tempi, lo sappiamo benissimo. L’aggressione di MJ5 in Val di Rabbi lo scorso 5 maggio ai danni di un uomo e la triste uccisione di Andrea Papi ad opera di JJ4 ad inizio aprile nei boschi sopra Caldes sono la cassa di risonanza di un problema (la convivenza tra uomini e grandi carnivori) che affonda le sue radici nel passato.

Un problema che conosce bene il presidente della Provincia Maurizio Fugatti: la questione degli orsi in Trentino è infatti una vicenda con la quale il governatore ha avuto a che fare sia prima che durante il suo mandato. Andiamo con ordine. È rispuntato in questi giorni un’intervista a Vista in cui Fugatti, allora consigliere provinciale, parlava della vicenda di Daniza, l’orsa morta perché non sopravvisse alla narcotizzazione, definendo il tutto una “questione imbarazzante” e invitando chi aveva responsabilità politiche a dimettersi.

Il 22 ottobre 2018 Fugatti, che nel frattempo era pure diventato deputato e Sottosegretario alla Salute nel governo Conte I, vince le Provinciali: lascia gli scranni di Roma per quello di Piazza Dante e nell’arco di pochi mesi un altro orso “entra” nella sua vita politica: M49. Lo hanno soprannominato “Papillon”, come il personaggio interpretato da Steve McQueen nel film del 1973, per le sue evasioni; una storia, quella dell’orso, che ha ispirato anche un podcast del Post.

M49 mette a segno la sua prima fuga dal centro faunistico Casteller di Trento nel luglio 2019, ad aprile 2020 viene nuovamente catturato e nel luglio 2020, praticamente un anno dopo la prima evasione, M49 se ne va di nuovo. La prima ordinanza di cattura risale all'estate 2019, ma l’allora Ministro dell’Ambiente Sergio Costa diffidò le autorità dall’abbattere l’animale.

Prima di M49, però, c’è un passaggio da sottolineare, riportato in auge in questi giorni. Il 20 febbraio 2019 il Comitato Faunistico Provinciale venne soppresso, con le competenze che passarono all’Osservatorio Faunistico Provinciale, alla Giunta e al Servizio faunistico, “attribuendole all’una o all’altro sulla base della finalità del procedimento”. Quello stesso anno, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 2 ottobre, c’è la sentenza 215 della Corte Costituzionale che dichiarava non fondata la questione di legittimità costituzionale dell’art. 1 della legge della Provincia autonoma di Trento 11 luglio 2018, n. 9 (Attuazione dell’articolo 16 della direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche: tutela del sistema alpicolturale) avanzata dal Presidente del Consiglio dei Ministri.

In quell’articolo si specifica che: “Al fine di conservare il sistema alpicolturale del territorio montano provinciale il Presidente della Provincia, per proteggere le caratteristiche fauna e flora selvatiche e conservare gli habitat naturali, per prevenire danni gravi (…) può, acquisito il parere dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, limitatamente alle specie orso bruno e lupo grigio, autorizzare il prelievo, la cattura o l'uccisione, a condizione che non esista un'altra soluzione valida e che il prelievo non pregiudichi il mantenimento in uno stato di conservazione soddisfacente della popolazione della specie interessata nella sua area di ripartizione naturale. La Giunta provinciale informa con tempestività il Consiglio provinciale in merito alle misure assunte. La Provincia autonoma di Trento assicura le informazioni necessarie all'adempimento degli obblighi di comunicazione dello Stato alla Commissione europea”.

È vero, lo hanno insegnato le cronache più recenti, ci sono poi i ricorsi e aspetti della giurisprudenza che possono bloccare e stoppare atti (le famose “mani legate” di cui ha parlato Fugatti in conferenza stampa), ma è chiaro che la libertà d’azione in certi termini da parte della Provincia ci sia. C’è poi un altro punto da non sottovalutare. E lo ha fatto emergere il consigliere provinciale, ed ex assessore provinciale all’agricoltura, alle foreste e alla caccia Michele Dallapiccola: “Quanti incontri pubblici e di formazione informazione ha tenuto in prima persona questa Giunta provinciale nei periodi pre e post Covid? Avvertimenti, dépliant e promozione non bastano mai. Siamo convinti che una politica seria e consapevole debba spendersi in prima persona soprattutto per l’effetto mediatico che può avere la presenza di una Giunta Provinciale in un incontro pubblico rispetto a un banale volantino inviato a casa. Al netto della sospensione necessaria per motivi di pubblica sanità durante il periodo della pandemia, va rilevato che questa politica, di presenza personale ne ha investita davvero poca”.

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