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Comincia l'iter della finanziaria. La bocciatura dei sindacati: "Più risorse al comparto pubblico"

La manovra provinciale duramente criticata dalle sigle, che attaccano sul mancato rinnovo dei contratti per il pubblico impiego

È cominciata lunedì 15 novembre in Prima commissione la "maratona" di incontri che porterà poi all'approvazione da parte del consiglio provinciale per la manovra di bilancio 2022. E dal primo incontro, quello con i sindacati, sono subito fioccate le critiche: i rappresentanti delle sigle hanno ribadito il loro no alla manovra (già esplicitato in più occasioni) e hanno attaccato la Giunta per il mancato rinnovo del contratto del pubblico impiego per il triennio 2019/2021, confermando lo stato di agitazione dei dipendenti pubblici.

Di "manovra con poco coraggio e scarsa visione, che non mette in campo nessuna vera accelerazoione sulla svolta ambientale e che non prevede modifiche significative sulle politiche fiscali, a vantaggio di famiglie, lavoratori e pensionati" parlano Cgil, Cisl e Uil del Trentino.

"Il Governo provinciale non intende condividere una strategia per il futuro del Trentino né negli obiettivi di breve periodo per l’uscita dalla crisi economica che nel corso del 2020 ha provato una caduta del Pil di quasi il 10%, né in quelli di più lungo respiro. Anzi il presidente Fugatti si è rimangiato ripetutamente la promessa di aprire un confronto con tutte le forze sociali", hanno ribadito davanti ai consiglieri i tre segretari generali Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti.

Prioritari, secondo le sigle, restano anche i capitoli della formazione, del potenziamento del welfare per le famiglie, a cominciare da una vera politica della casa con la realizzazione di nuovi alloggi di edilizia sociale e agevolata. Servono anche più risorse per la prevenzione sanitaria, la medicina territoriale e l’integrazione socio-sanitaria.

"Anche questo bilancio non porterà il rinnovo del contratto per i dipendenti del sistema pubblico trentino, della scuola e della sanità. Un voltafaccia che lascia i dipendenti della Pubblica amministrazione trentina, unici in tutta Italia, senza il rinnovo del contratto collettivo di lavoro per il triennio 2019-2021. Il tutto mentre oggi l’Autonomia gode di maggiori risorse rispetto a quanto si prevedeva all’atto della stipula dell’accordo", hanno concluso Grosselli, Bezzi e Alotti.

E il tema del contratto è centrale anche, se non soprattutto, per le sigle del pubblico impiego, che continuano nella mobilitazione e confermano la volontà di uno sciopero del settore se non arriveranno le risposte attese.

Fp Cgil, Flc Cgil, Cisl Fp, Cisl Scuola, Uil Fpl Sanità, Fenalt, Nursing Up Provincia Trento e Satos del Trentino hanno criticato duramente la scelta di rinviare al 2022 la discussione sul rinnovo contrattuale.

"Il blocco del triennio 2019/2021 - dicono le sigle - viola il Protocollo d’intesa sottoscritto con le Confederazioni il 13 gennaio 2020, viola le leggi e i contratti che prevedono la durata triennale dei contratti per la parte retributiva e giuridica, viola soprattutto il patto di fiducia con Docenti, Infermieri, Oss, Tecnici, Operai, Amministrativi, Funzionari, Polizia Locale, Forestali, Vigili del Fuoco, Cantonieri e tutti coloro che tengono in piedi il welfare pubblico sul territorio. Si tratta di uno schiaffo in faccia ai quasi 40.000 dipendenti pubblici trentini e alle rispettive famiglie".

In più, dal mondo della scuola arriva anche il pollice verso alla scelta delle aperture estive: "Riteniamo grave che in questo momento di grande tensione si proponga nuovamente l’apertura estiva delle scuole dell'infanzia: anziché lavorare perché venga ripristinata come primo ordine di scuola, la scuola dell’infanzia viene assimilata ai servizi educativi per la prima infanzia che hanno competenze e finalità diverse dalla scuola" è la posizione dei sindacati di categoria.

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