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Politica, Enrico Letta è il nuovo segretario del Pd e la sua difficile missione

L'ex premier è stato eletto oggi segretario Pd, praticamente un'acclamazione visto che sono "con lui" tutti. Ma guidare un partito con una tale "polverizzazione" interna sarà complesso anche per un politico stimato trasversalmente come Letta, che però azzarda: "Obiettivo è vincere le elezioni politiche del 2023"

Tutti o quasi con Enrico Letta, l'ex premier eletto oggi segretario Pd, praticamente un'acclamazione visto che sono con lui tutte le correnti del partito. Ieri era arrivato anche il sì di 'Left wing', l'area che fa capo a Matteo Orfini.  Son stati 860 i voti per Enrico Letta segretario del Pd in Assemblea. Lo ha annunciato la presidente Valentina Cuppi. I no sono stati 2 e gli astenuti 4. Presenti alla votazione erano 874 delegati su 1021 aventi diritto: "Serve un nuovo Pd. Priorità a lavoro, giovani e donne. Abbiamo un problema sulla parità di genere". E sulle alleanze: "Sentirò 5S e Renzi". Tanti i temi toccati da Letta nel suo intervento.

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Letta nuovo segretario del Pd

Il nuovo segretario aveva fatto una visita a sorpresa al circolo Pd di Testaccio, il quartiere di Roma dove vive: "Daje Enri', ripiamose 'sti cocci", recitava lo striscione con cui lo hanno accolto i militanti. Un riferimento alla frase che Letta ha pronunciato a "Propaganda live" quando gli è stato chiesto chi glielo avesse fatto fare: "C'era da raccattare dei cocci...", è stata la risposta di Letta. Letta aveva chiaramnte detto di non volere "unanimismo" ma "verità nei rapporti tra di noi", e ha spiegato che avvierà subito un dibattito di due settimane nei circoli, al termine del quale si farà "la sintesi insieme", ha chiarito che lui vuole "tenere unito il Pd, ma anche allargarlo, aprirlo, perché ci sono tante forze fuori...". Una traccia che sembra delineare un'idea precisa: provare a scardinare il gioco delle correnti che ha segnato la vita del partito fin dalla sua nascita, aprendo a contributi esterni e riattivando la "base", la rete dei circoli e dei militanti.

Le correnti del Partito Democratico

Certo è che le correnti si stanno già muovendo, la maggioranza che sosteneva Nicola Zingaretti si è mobilitata con un documento politico a sostegno di Letta sul quale sono state raccolte oltre 600 firme negli scorsi giorni. Sottoscrizioni che arrivano dagli zingarettiani, da "Dems" di Andrea Orlando, "Area Dem" di Dario Franceschini, "Fianco a fianco" di Maurizio Martina e Graziano Delrio, "Radicalità per ricostruire" di Gianni Cuperlo, "Energia democratica" di Anna Ascani. Un modo per ricordare i numeri della maggioranza, visto che in assemblea, appunto, voteranno tutti sì.

Nel Pd le correnti di maggiore peso sono quattro: AreaDem e Dems - che erano entrambe molto vicine al segretario uscente Zingaretti – che rappresentano la maggioranza nel partito, mentre le altre correnti vengono definite "minoranze". Sono Base riformista, il cui portavoce è il deputato Andrea Romano, che ha ampia rappresentanza fra i parlamentari eletti nel 2018 ai tempi di Renzi segretario. Poi ci sono i Giovani turchi: è l’ala più a sinistra del partito, guidata del deputato Matteo Orfini. Non esisterebbe quasi più un’altra corrente, Fianco a fianco, nata a sostegno di Maurizio Martina quand’era segretario del Pd. Di impostazione liberale la posizione di “Energia Democratica“, corrente fondata da Anna Ascani. E poi ci sono gli amministratori locali del Pd, che pur non essendo coinvolti nella gestione nazionale del partito, sono molto presenti e attivi sulla scena pubblica e mediatica: Giorgio Gori, Stefano Bonaccini, Vincenzo De Luca, Dario Nardella. L’area più a sinistra all’interno del Pd si completa con “Sinistra radicale”, guidata da Gianni Cuperlo. Il vero ago della bilancia degli equilibri interni è da sempre (e per sempre?) secondo molti il plenipotenziario Dario Franceschini. La sua “AreaDem“, di ispirazione cristiano-democratica, finora ha sempre appoggiato il segretario. 

"Io sono stato un uomo di corrente per tutta la mia vita. Un partito che lavora per correnti come qui da noi, non funziona. Non funziona. Io mi candido a fare il segretario ebbene: ancora non ho capito qual e' la geografia delle correnti" ha detto oggi Enrico Letta, parlando all'assemblea del Pd.

Tornano spesso alla mente in questi giorni le parole pronunciate alcuni anni fa da Massimo D’Alema, ovvero “Il Pd è un amalgama mal riuscito”. Letta si ritrova a guidare un partito che è sotto al 20 per cento nei sondaggi e non pare avere un disegno politico strategico preciso. Governare un partito con una tale "polverizzazione" interna sarà complesso anche per un politico stimato trasversalmente come Enrico Letta. Il dibattito, la pluralità e la dialettica interna sono essenziali: il problema dei dem, finora, è che le frizioni interne e gli ostacoli che sono stati il "pane quotidiano" nella vita interna del Pd in quasi quindici anni di vita, sono spesso parsi riconducibili a motivazioni personali. Gli elettori (reali e potenziali) chiedono, non da oggi, poche cose: scelte coraggiose in tema di diritti civili, chiarezza su eventuali alleanze con altri partiti, capacità di indirizzare e non di inseguire il dibattito politico, pubblico e mediatico. Non semplice.

Pd, Letta: "Obiettivo è vincere le elezioni politiche 2023"

L'obiettivo di Enrico Letta e del Pd sono le politiche del 2023, per vincerle bisognerà costruire una coalizione e rigenerare il partito e ciascuno dovrà "assumersi la propria responsabilità". Letta lo ha detto parlando all'assemblea del Pd chiamata ad eleggere il nuovo segretario. "Il primo test saranno le amministrative, ma nostro obiettivo sono le politiche del 2023, per essere alternativi alla destra di Meloni e Salvini. Per fare questo dovremo costruire così. Chiameremo ognuno ad assumersi la propria responsabilità". Ha aggiunto Letta: "Vedo un non detto ed è il punto sul quale c'è la mia più grande ambizione: 'teniamo in vita il governo Draghi più che si può perché è già scritto che quando si andrà al voto perdiamo'. Non è così! Io vi ho detto cosa vorrei che facessimo insieme. E penso che se lo faremo vinceremo. Non ho lasciato la mia vita precedente per venire a guidarvi ad una sconfitta. Se faremo insieme quanto ho provato a condividere con voi stamattina l'Italia nella sua maggioranza ci seguirà ancora".

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