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Anche la Commissione pari opportunità boccia il ritorno alle tre preferenze

"Un ostacolo verso il raggiungimento di una piena democrazia paritaria"

Anche la Commissione pari opportunità boccia la proposta di riforma della legge elettorale provinciale che vuole il ritorno alle tre preferenze. L'idea della Commissione (istituita con legge provinciale nel 1993, e divenuta dal 2012 organo consultivo del Consiglio e della Giunta)  è che la terza preferenza finisca per squilibrare troppo la scelta a favore degli uomini.

"La proposta, che vorrebbe ampliare il raggio di esercizio democratico dell’elettrice/elettore, finirebbe per avere ripercussioni significative in chiave di genere, squilibrio che certo non giova alle democrazie. Sebbene formalmente sia fatto salvo il principio dell’alternanza, nella sostanza paventiamo la possibilità che il meccanismo finisca con il riproporre prassi discriminatorie nei confronti delle donne" scrive la dottoressa Paola Maria Taufer, psicologa e presidente della Commissione. Al momento la legge elettorale per l'elezione del Consiglio provinciale prevede per l'elettore la possibilità di esprimere una preferenza, o di esprimerne due ma di sesso diverso.

Secondo la linea della Commissione, "la sotto-rappresentanza femminile in politica si alimenta di profondi meccanismi culturali che vengono nutriti sia all’interno dei movimenti e partiti politici, sia diffusi nella popolazione generale. Il fondato timore è che, ove effettivamente venga esercitata la tripla preferenza, sia molto più probabile che questa venga espressa a vantaggio di due candidati (in luogo di due candidate), di fatto diminuendo le chance per le donne in lista di venire elette".

Guardando alla composizione del Consiglio provinciale ad oggi, la Cpo parla di "lievi ma progressivi miglioramenti all’interno di uno scenario in cui, tuttavia, lo squilibrio persiste (ci sono 9 consigliere e 26 consiglieri ndr). In definitiva - conclude la Commissione - crediamo che la proposta sul tavolo rappresenti un passo indietro rispetto al lavoro fatto in questi anni e che possa ostacolare il raggiungimento di una piena democrazia paritaria". Il tutto a scapito delle donne, già ampiamente sottorappresentate in politica.

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