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La replica

Cia: "Giacomini mi querela? Siamo alla censura del libero pensiero"

Il presidente di FdI in Provincia risponde all'autore dell'articolo di MicroMega "Perché vietare il battesimo ai minori"

La politica trentina, nelle ultime ore, vede crescere lo scontro a distanza tra il consigliere provinciale di Fratelli d’Italia Claudio Cia e il consigliere di Massimeno Alessandro Giacomini. Il tema è l’articolo che Giacomini ha scritto su MicroMega dal titolo “Perché bisognerebbe vietare il battesimo ai minori”, che ha generato il comunicato di Cia (che trovate di seguito in forma integrale, ndr) per il quale Giacomini ha annunciato la volontà di querelarlo.

Il comunicato di Claudio Cia

Non si è fatta attendere la replica del presidente di FdI in Provincia: “Ritengo che la minaccia di querela che il consigliere Giacomini vorrebbe sporgere a mio carico, non tenga conto della libera opinione che è nel mio diritto esprimere nello svolgimento della mia attività politica, soprattutto su temi di grande rilevanza nel dibattito etico e religioso. Accolgo pertanto con una nota di amarezza la notizia relativa al desiderio del consigliere di sporgere querela contro il sottoscritto, che sfocia nella deriva antidemocratica che porta alla censura del libero pensiero. Ormai, purtroppo, un politico per svolgere la propria funzione pare sia costretto a girare con uno stuolo di avvocati”.

Nel suo intervento, Cia ha ricordato poi quando fu lui a querelare Giacomini: “Su Facebook in un commento aveva dichiarato: ‘Ora dobbiamo usare armi non convenzionali. Ad ogni suicidio legato all’omofobia va corrisposto un politico di turno, ad esempio Claudio Cia è un assassino, ha ucciso...’, quindi con ben altri toni, rispetto a quelli pacati del mio comunicato stampa. Il giudice aveva ritenuto di archiviare il procedimento per diffamazione perché la frase poc’anzi citata (cui seguirono una sequela di commenti ed epiteti ai danni della mia persona, con riferimenti altresì alla mia vita privata) era stata scritta nell’ambito di un’aspra contesa politica”.

Interpellato sulla vicenda, Giacomini ha detto così: “Ricordo bene quella vicenda. Scrissi quella frase a ridosso del  suicidio della povera Samuelle Daves, che non si sentiva più accettata dalla società: perchè la sua morte non fosse inutile. Usai parole forti, è vero, ma il giudice ritenne  la mia una legittima critica politica, aggiungendo pure la formula ‘quindi tenuta in presenza della causa di giustificazione’, di fatto giustificandomi; non c'è bisogno di aggiungere altro, se non un abbraccio postumo a Samuelle”.

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