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Sabato, 20 Aprile 2024
Politica

Caso Maccani, Provincia condannata a risarcire le spese legali di Zeni (Pd)

Il consigliere dem non aveva ricevuto gli atti e così aveva presentato ricorso al Tar

Torna alla luce il "caso Maccani", che riguarda il dirigente rimosso dal servizio di polizia amministrativa provinciale per aver contestato la sicurezza del concerto di Vasco Rossi, lo scorso 20 maggio a Trento. Allo stesso dirigete, il tribunale di Trento aveva già dato ragione in estate, dopo il concerto. Nell'ordinanza a firma del giudice Giorgio Flaim del 22 agosto, infatti, si legge: "I fatti posti a fondamento della revoca dell’incarico di dirigente disposta nei confronti di Marzio Maccani dalla Giunta provinciale il 31 maggio 2022 non sono idonei”.

Il caso si lega alla questione del "difficile" accesso agli atti ampiamente discusso da Zeni e tutto il gruppo del Pd che erano già intervenuti a ottobre del 2021 denunciando: "La costante assenza di trasparenza dell’attuale amministrazione provinciale". Secondo quanto raccontato dal gruppo del PdT, infatti, su 39 richieste di accesso agli atti presentate da parte dei consiglieri, solo 7 avrebbero ottenuto risposta entro i limiti di tempo. A febbraio, poi, in aula Zeni era tornato sul caso Maccani, parlando di "gravi pressioni anche su altri componenti della Commissione vigilanza", contraria all'utilizzo dell'area san Vincenzo, anche "al fine di impedirgli di accedere agli atti". Il consigliere del Pd ha così presentato ricorso, anche guardando alle altre richieste per le quali le risposte sarebbero arrivate con fatica. 

Tre le richieste rimaste inevase, al tempo, per le quali Zeni aveva deciso di ricorrere al Tar. In due casi, in materia di sanità, che: "Solo dopo la notifica del ricorso la pubblica amministrazione avrebbe provveduto a fornire la risposta" si legge in una nota. Mentre per il caso che riguardava la rimozione del dirigente del servizio di polizia amministrativa, il consigliere ha dovuto procedere con l’iscrizione a ruolo.

"È stata una scelta sofferta quella di ricorrere al Tar, perché dentro le istituzioni dovrebbe esserci un rispetto delle regole tale da consentire sempre il corretto svolgimento delle funzioni - ha dichiarato il consigliere Zeni -. Di fronte ad una reticenza prolungata e costante, sarebbe stato però sbagliato lasciar correre ancora, a tutela delle istituzioni stesse e del ruolo di consigliere provinciale, anche per le future legislature".

Il Tribunale Regionale di Giustizia Amministrativa di Trento ha così condannato la Provincia autonoma di Trento a pagare le spese legali del consigliere del Pd. L'ordinanza è stata pubblicata il 15 novembre dove, oltre a sottolineare che "La Provincia di Trento non si è costituita in giudizio, quantomeno per giustificare il ritardo con cui è stato concesso al ricorrente di esercitare il diritto di accesso", ha stabilito anche che "Le spese di lite, liquidate nella misura indicata nel dispositivo,devono essere poste a carico della Provincia di Trento, quale amministrazione che ha formato il documento richiesto dal ricorrente e ha ricevuto l’istanza di accesso. Nulla si deve disporre per le spese con riferimento al controinteressato e gli organi della Provincia, i quali, seppur evocati in giudizio dal ricorrente, parimenti non si sono costituiti". La cifra che la Provincia di Trento dovrà pagare ora è di 1.500 euro

"Le istituzioni ed il rispetto delle regole dell’ordinamento sono la base del patto sociale - prosegue Zeni -. Soltanto il corretto funzionamento delle istituzioni consente un confronto politico corretto, anche in situazione di profonda divisione tra visioni politiche. L’auspicio è che la giunta provinciale cambi rotta, ed inizi ad avere un maggior rispetto delle istituzioni che sta rappresentando".
 

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