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Vitalizi: i consiglieri regionali bocciano la legge delle Acli che taglia indennità e pensioni

Magra figura per i consiglieri della Prima Commissione chiamati a discutere la legge popolare presentata dalle Acli: il Patt, in guerra con KKaaswalder, ha rischiato di far saltare la seduta. Il Ddl è stato comunque bocciato, ora la parola spetta al Consiglio

Sebbene abbia raccolto il favore di ben 10.000 cittadini che l'hanno sottoscritto non si può certo dire che il disegno di legge proposto dalle Acli sul taglio alle indennità dei consiglieri regionali abbia riscosso lo stesso successo presso i diretti interessati. Prima del  passaggio in Consiglio regionale il testo è approdato  ieri alla Prima commissione del Consiglio regionale, in una seduta nata male e finita peggio.

I consiglieri del Patt hanno chesto di rimandare la seduta, per "boicottare" l'ormai ex compagno di partito Walter Kaswalder, presidente della Commissione. Dopo aver incassato il rifiuto al rinvio da parte del presidente del Consiglio Thomas Widmann hanno disertato la seduta, seguiti da due consiglieri del PD, Borgonovo Re e Civico, nella  speranza che mancasse il numero legale.

A riferire i "retroscena" di quella che sarebbe dovuta essere una seduta decisamente importante, è il connsigliere della Civica Trentina Rodolfo Borga, secondo cui i coolleghi del Patt avrebbbero addirittura telefonato  al presidente delle Acli per comunicare il rinvio della seduta. Così non è stato: il presidente Kaswalder, accertato il numero legale, ha dato corso alla discussione ed alla  votazione.

Tutto ciò non è però servito all'analisi del Ddl, che è sttato di fatto bocciato, e che ora arriverà in Consiglio così com'è. I consiglieri della Svp hanno votato contro, mentre le minoranze, Borga compreso, si sono astenute. L'unico voto favorevole è stato proprio quello di Kaswalder.

La legge di iniziativa popolare, presentata dalle Acli lo scorso marzo, prevede un tetto di 7.500 euro lordi mensili per le indennità dei consiglieri, con un rimborso spese massimo di 500 euro; la soppressione di ogni trattamento pensionistico da parte della Regione e riduzioni ad hoc per i presidenti di Giunta e Consiglio e per gli assessori regionali. 

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