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L'orso M57 ancora una volta vittima dell'ingiustizia

Considerazioni in riferimento al trasferimento dell'orso M57 in Ungheria

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TrentoToday

L'orso M57 ancora una volta vittima dell'ingiustizia. Difeso dall'ENPA con l'avv. Valentina Stefutti in una battaglia durata molti mesi, che ha visto da una parte schierata la forza della ragione e dall'altra la potenza economica della Provincia Autonoma di Trento, sarebbe dovuto ritornare nel suo territorio, libero, come da noi richiesto, perché era stato provato senza ombra di dubbio che non era pericoloso e che la sua cattura era del tutto arbitraria, come affermato dal Consiglio di Stato. Invece, con un colpo di mano, nel totale silenzio, M57 non è stato trasferito in un santuario per gli animali, un rifugio migliore del Casteller, questa era la nostra richiesta in subordine, cui aveva aderito in subordine il CdS, in cui fosse resa sopportabile una carcerazione inferta ingiustamente, come ben documentato nella sentenza. In silenzio, come fa chi sa che le sue azioni non raccoglieranno certamente consensi, hanno portato via M57, lo hanno sfilato di sotto il naso ai molti cittadini che vedono l'ambiente sempre più messo in pericolo e vorrebbero mettere un freno a quella che percepiscono come sterminio di una specie simbolo, che prima la PAT ha voluto reintrodurre ed ora vuole rimuovere, dimenticando che gli orsi non sono tessere di un puzzle da fare e disfare a proprio piacimento. Perché questo silenzio? È stato ottemperato alla sentenza del CdS, oppure è stata ignorata? È stata verificata la possibilità di reintrodurre M57 nel proprio territorio, come indicato in sentenza? In base a quali criteri si è stabilito che il sito ungherese sia una collocazione migliorativa rispetto al recinto del Casteller, posto che l'intera area - seppur inferiore agli 8000 metri quadrati - attualmente era ripartita fra i due orsi M57 e M49? Quale contributo ha dato l'ISPRA, nel verificare il comportamento di M57, per stabilire l'impossibilità di liberarlo? Oppure l'ISPRA non è stato coinvolto, come già successo per la decisione di catturarlo, presa unicamente dalla PAT, in clamorosa violazione del PACOBACE? Da quando abbiamo presentato e vinto i ricorsi sia di JJ4 che di M57, gli episodi di aggressione di orsi in Trentino sono improvvisamente spariti. Perché le orde di orsi famelici sono altrettanto fasulle quanto il Gatto del Cheshire e la Lepre Marzolina. I nostri ricorsi hanno scoperchiato il vaso di Pandora, rivelando che la PAT è contraria ad ogni forma di convivenza con i grandi carnivori, e ogni occasione è stata buona per scatenare nuove cacce alle streghe. Non avremmo mai voluto che ciò accadesse, ma M57 assurge oggi a simbolo della devastazione in cui l'antropocene sta precipitando questo nostro povero pianeta Terra. COVID19 non ci ha insegnato nulla: stiamo ancora combattendo contro una pandemia scatenata dal nostro comportamento di rapina verso l'ambiente e verso gli altri animali, e - mentre vende patinate immagini di bambi, orsetti e pecorelle stagliati su incantevoli sfondi di montagne e boschi innevati - la Provincia Autonoma di Trento condanna M57 all'esilio in quello che di primo acchito appare come uno zoo safari in cui i trenini trasportano i visitatori a fotografare orsi, lupi, linci e leoni. Leoni? Il nostro dolore per questo ulteriore torto commesso contro un essere senziente è forte, ma non ci fermeremo: stiamo valutando eventuali azioni penali. Per ENPA del Trentino la presidente Ivana Sandri

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