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Con l'arretramento dei ghiacciai sono a rischio anche la flora e la fauna

Batteri, insetti, funghi: l'allarme pubblicato in una ricerca a cui ha partecipato anche il Muse

Il danno provocato dal progressivo scioglimento dei ghiacciai avrà conseguenze fortissime anche sulla biodiversità. A rischio estinzione infatti, ci sono tantissimi organismi che per vivere hanno bisogno di ambienti freddi e umidi: batteri, funghi microscopici, insetti e ragni sono tra i primi colonizzatori dei ghiacciai, seguiti poi da muschi e piante.

Lo dimostra una ricerca, alla quale ha partecipato anche il Museo delle Scienze di Trento, pubblicata su Annual Review of Ecology, Evolution, and Systematics (il rapporto è consultabile a questo link). Lo studio è stato coordinato dall'Università degli Studi di Milano, insieme ai ricercatori del Muse e di altre istituzioni scientifiche, e ha dimostrato che la biodiversità degli ambienti glaciali reagisce con modalità e tempi differenti in relazione al tipo di organismo considerato e alla posizione geografica del ghiacciaio.

L’arretramento dei ghiacciai sta mettendo a rischio estinzione la flora e la fauna che solitamente vivono vicino al fronte dei ghiacciai stessi. Da un punto di vista biologico i territori da cui i ghiacciai stanno scomparendo sono un perfetto laboratorio all’aria aperta utile a descrivere da chi, come, e con che tempi vengono colonizzati substrati vergini, e permettono di comprendere come si stabilisce la vita dove prima non c’era.

Alcuni ghiacciai, anche nelle aree temperate, fino al secolo scorso scendevano a quote relativamente basse. In queste aree la colonizzazione da parte di piante e animali è particolarmente rapida, e in meno di un secolo si può formare una foresta dove prima non c’era che detrito roccioso: questo significa che, dove inizialmente era possibile trovare solamente piante erbacee inframezzate a detrito roccioso, col ritiro dei ghiacciai a queste piante erbacee si sono aggiunti anche arbusti e conifere, modificando visibilmente la tipologia di vegetazione inizialmente presente.

Molto più lenta è la risposta della fauna nelle aree vicino ai poli o nei ghiacciai alle altissime quote. Nella piana proglaciale del Ghiacciaio dei Forni, ad esempio, al posto degli alberi cent’anni fa c’era ghiaccio e con esso le specie amanti del ghiaccio, tra cui il coleottero Oreonebria castanea: questa specie ora sopravvive solo alle quote più alte dove è ancora rimasto ghiaccio, ma man mano che il ghiaccio si ritira viene meno il suo habitat.

I ghiacciai continuano a ritirarsi e molti di loro probabilmente scompariranno nei prossimi decenni. Gli autori si sono quindi chiesti quali ripercussioni potrà avere sulla perdita di biodiversità e sul funzionamento degli ecosistemi. È da qui che è nato il progetto ICE-Communities, finanziato dalla Comunità Europea, che sta studiando direttamente la colonizzazione dei terreni liberati dai ghiacciai in ritiro, analizzando ben 48 ghiacciai in tutti i continenti.

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