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Avvistato un gatto selvatico in Primiero, è solo il secondo caso in Trentino

L'immagine catturata dalle fototrappole del Muse: "Una bella notizia per l'ecosistema"

L'immagine catturata dalle fototrappole del Museo delle Scienze di Trento non lasciano dubbi: si tratta proprio di un gatto selvatico, un esemplare piuttosto raro nell'arco alpino. L'avvistamento è stato registrato in Primiero, ed è il secondo caso in tutta la provincia, il primo nel Trentino orientale. 

Il gatto selvatico europeo (Felis silvestris silvestris), è un piccolo carnivoro specializzato nella cattura di roditori, dall’aspetto simile a quello di un grosso gatto domestico soriano. A distinguerlo, confermano gli zoologi, sono la coda clavata, con punta nera e anelli chiusi e staccati, e la netta linea dorsale che termina all’attaccatura della coda, con peculiari striature a livello della nuca e delle spalle.

gatto selvatico primiero muse 2-3

La scoperta nasce da una collaborazione fra Muse, Dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze e settore ricerca del Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino che, nell'area del Parco, hanno avviato dal 2020 un progetto scientifico di monitoraggio dei mammiferi tramite foto-trappole.

"Si tratta di una specie solitaria, territoriale e di abitudini notturne con una predilezione per gli ambienti forestali a latifoglie - spiega Marco Salvatori, dottorando di ricerca presso il Muse e l’Università di Firenze - questa specie misteriosa e affascinante ha subìto in passato, al pari di molti altri carnivori, una crudele persecuzione perché considerato animale nocivo dagli agricoltori: nel 1939 se ne promuoveva l’uccisione con tagliole, trappole e bocconi avvelenati. Dalla metà degli anni Settanta la protezione legale accordatagli ne ha consentito un recupero demografico. Tuttavia, la specie ha una distribuzione molto ristretta nell’arco alpino, essendo presente con certezza solo nel settore friulano e bellunese, mentre è stabilmente diffuso lungo la catena appenninica, in Sicilia, e in Sardegna. Il nostro ritrovamento fotografico è pertanto importante, specialmente per il contesto delle Alpi, perché testimonia di una possibile espansione verso occidente del nucleo presente nel Veneto settentrionale".

Luigi Boitani, componente del Comitato scientifico del Muse, ha sottolineato come "i grandi e medi predatori, dalla volpe all’orso, sono a torto considerati punte di diamante della biodiversità animale, quasi fossero indicatori di eccellenza nella qualità dell’habitat. In realtà, sono quasi tutti (con qualche eccezione, come la lince) animali opportunisti, generalisti e comunque molto adattabili e anche il gatto selvatico è molto accomodante nelle sue esigenze alimentari e ambientali. Il loro ritorno significa dunque che sulle Alpi è finita l’era delle persecuzioni e sono aumentati lo spazio che l’uomo sta concedendo a queste specie, la tolleranza della loro presenza, l’accettazione di una possibile coesistenza. E questa è una splendida notizia".

"Il gatto selvatico - afferma Francesco Rovero, professore presso l’Università di Firenze e coordinatore scientifico del progetto - è una specie prioritaria per la conservazione e la tutela, dato che subisce l’impatto della frammentazione degli habitat forestali causato dalle strade e altre infrastrutture, e dagli investimenti automobilistici. Una forte minaccia per la specie è inoltre costituita dall’ibridazione con il gatto domestico, che può inquinare il suo patrimonio genetico e portare alla presenza di tratti non adattativi, come colorazioni del mantello anomale e maggiore suscettibilità a patologie".

Questa nuova presenza, concludono gli esperti, è una bella notizia per gli ecosistemi del Trentino e delle Alpi in generale, un nuovo tassello di biodiversità che si inserisce nella complessa rete di interrelazioni degli organismi alpini, in un ambiente che rimane comunque fortemente utilizzato dall’uomo. In futuro sarà dunque importante monitorare accuratamente la situazione per appurare la presenza di una popolazione stabile e verificare il suo stato di salute.

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