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Pannelli solari obbligatori sulle case: ecco il piano Ue

L'obiettivo è coprire la metà dei consumi energetici europei da fonti verdi entro il 2030

L'obbligo per i nuovi edifici e quelli che consumano più energia di dotarsi di pannelli solari. E, laddove possibile, di pompe di calore e accumulatori. È quanto prevede il piano che la Commissione europea dovrebbe svelare oggi, mercoledì 18 maggio, ribattezzato RePowerEu, spiega Dario Prestigiacomo di EuropaToday. Più in generale, l'obiettivo è che entro il 2030, la metà dei consumi energetici europei siano coperti da fonti verdi.

Il piano, già preannunciato all'indomani dello scoppio della guerra in Ucraina, vuole "ridurre rapidamente la dipendenza dai combustibili fossili russi accelerando la transizione pulita e unendo le forze per ottenere un sistema energetico più resiliente e una vera Unione dell'energia", si legge nella bozza riportata da diversi media. Sul primo punto, si tratta di sostituire gas e petrolio importati da Mosca, almeno in buona parte. Sul secondo, la questione è come evitare che la stretta sull'import energetico dalla Russia si traduca alla fine nella semplice sostituzione di un fornitore fossile con altri produttori di gas e petrolio. E qui entrano in gioco la strategia sulle rinnovabili e quella sull'idrogeno.

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Pannelli solari e pompe di calore

Prima della guerra in Ucraina, la Commissione aveva lanciato Fit for 55, un piano che prevedeva che almeno il 40 per cento dell'energia consumata nell'Ue provenisse da fonti verdi entro il 2030. Adesso l'asticella potrebbe alzarsi al 50 per cento. I riflettori sono puntati prima di tutto sugli edifici: è qui che l'Ue riversa quasi la metà dei suoi consumi energetici. Le parole chiave per ridurre consumi e dipendenza da gas sono panneli fotovoltaici e pompe di calore. 

"Gli Stati membri - si legge nella bozza - dovrebbero istituire programmi di sostegno nazionali per garantire un rapido e massiccio dispiegamento di energia solare sui tetti negli edifici a partire da edifici ad alto consumo energetico", afferma il documento. Per edifici ad alto consumo energetico, il piano cita quelli dalla classe D in sù, il che, per esempio in Italia, vorrebbe dire mettere mano alla stragrande maggioranza del patrimonio immobiliare residenziale. Tanto più se verrà introdotto l'obbligo per nuovi edifici e quelli più energivori di installare i pannelli entro il 2030. "Gli Stati membri dovrebbero anche mobilitarsi per installare l'energia solare in tutti gli edifici pubblici idonei, dagli uffici amministrativi alle scuole", si legge ancora nel piano.

Idrogeno e Gnl

Il vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans, ha anticipato nei giorni scorsi che l'obiettivo di RePowerEu dovrebbe essere di raggiungere almeno 20 milioni di tonnellate di idrogeno all'anno, tra quello prodotto nell'Ue e quello importato. Il succo, però, è capire di che idrogeno parliamo: c'è quello "blu", che proviene dal gas naturale e che viene ripulito dalla CO2. E poi c'è quello "verde" che invece viene prodotto da eolico e solare. In entrambi i casi, servono infrastrutture di trasporto e stoccaggio: l'attuale rete di gasdotti, assicurano da tempo a Bruxelles, potrebbe essere convertita per trasportare l'idrogeno. 

Connessa in qualche modo alla strategia sull'idrogeno, c'è quella sul Gnl, il gas naturale liquefatto, che con lo scoppio della guerra in Ucraina e i propositi di tagliare i rifornimenti dalla Russia, è diventato il nuovo eldorado del business fossile. Bruxelles e diversi governi nazionali stanno stringendo accordi con altri fornitori di Gnl in giro per il globo: il problema non è solo far arrivare le navi cariche di gas liquefatto, ma soprattutto far scaricare tale gas e farlo girare nella rete Ue raggiungendo i luoghi più dipendenti dai gasdotti russi. A tal fine, RePowerEu vuole rendere più facile il trasporto. 

Un Recovery 2.0?

Prima di diventare realtà il piano di Bruxelles dovrà passare le forche caudine del Parlamento Ue e dei Paesi membri. Ma ci sono due grandi questioni da affrontare nell'immediato: come pagare RePowerUe e come affrontare il caro-gas, che dovrebbe restare a livelli elevati fino al 2025 (305 euro in più all'anno per ogni famiglia), secondo le previsioni degli esperti. 

Per il primo punto, Bruxelles prevede investimenti extra pari a 195 miliardi di euro da qui al 2027, secondo le indiscrezioni del Financial Times. Si tratta di una cifra enorme, circa un terzo dell'intero Recovery fund. Dove trovare queste risorse? La Commissione stima che con l'attuazione di RePowerEu ci sarebbe un risparmio annuale di 84 miliardi di euro complessivi per le casse dei 27 governi Ue. Per coprire il resto, la bozza del piano invita gli Stati membri a rimettere mano ai propri Pnrr, riformulando i progetti già concordati con Bruxelles. Secondo le indiscrezioni, Bruxelles potrebbe proporre di utilizzare anche i prestiti Ue, previsti dal Recovery fund, ma che non sono stati ancora richiesti da alcuni governi, come la Spagna. Ma tale suggerimento non farebbe contenta l'Italia, che a differenza di Madrid ha già programmato di usare tutti i prestiti del Pnrr. Ecco perché in queste ore da Roma arrivano richieste per un Recovery 2.0 dell'energia, dopo quello per il covid. Ossia, l'Ue dovrebbe emettere nuovo debito comune.

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