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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Adamello, sul versante trentino del ghiacciaio persi oltre 65 metri di spessore

Le immagini in time-lapse del fronte del Mandrone

Negli ultimi 14 anni il ghiacciaio del Mandrone, sul versante trentino del gruppo dell'Adamello, ha perso circa 65 metri di spessore. Una media di oltre 4,5 metri l'anno, che si è ulteriormente alzato nelle ultime due estati: 5,1 metri nel 2020 e 5,9 metri nel 2021. Il ritiro frontale è di circa 12 metri nel 2020 e di 23 metri nel 2021. In tutto, il ghiacciaio dell'Adamello ha perso una superficie pari a 570 campi da calcio (cioè 4 chilometri quadrati) in 33 anni.

Sono numeri definiti "impressionanti" quelli diffusi grazie alle analisi del Servizio Glaciologico Lombardo e della Commissione Glaciologica della Sat (Società alpinisti tridentini). L'arretramento di questi importanti ecosistemi di alta quota è "un processo lento e, nel contesto climatico attuale, inesorabile". Ecco perché è ancora più importante misurarlo scientificamente: anche per questo, è stato realizzato un video in time-lapse che mostra le immagini degli ultimi due anni.

Migliaia di immagini (una ogni 15 minuti) hanno permesso di ricostruire l'andamento della superficie del ghiacciaio nelle ultime due estati: quella del Mandrone è la colata di ghiaccio più imponente del sistema del ghiacciaio dell'Adamello, dai 3150 metri del Pian di Neve, attraverso il passo Adamè (dove il ghiaccio ancora oggi raggiunge circa 230 metri di spessore), per poi esaurirsi 5 chilometri più a nord all’ombra delle iconiche vette delle Lobbie (dove siamo in territorio trentino).

"La fronte, che arriva ancora oggi a 2600 metri di quota, sta subendo da anni una contrazione molto accelerata a causa delle alte temperature estive e dalla riduzione del trasferimento di massa dai bacini più elevati, dove la neve fatica sempre di più a conservarsi e quindi a produrre nuovo ghiaccio" scrive la Commissione glaciologica.

Questi numeri, resi visibili, almeno per gli ultimi due anni, dal video, rendono forse più chiaro ed evidente il reale problema del ghiacciaio, ovvero l’intensità e la durata della fusione estiva. Questo è il vero processo che agisce in modo inesorabile consumando i nostri ghiacciai, e molto meno evidente per l’occhio umano rispetto a singoli modesti collassi di qualche blocco di ghiaccio che non hanno praticamente alcuna incidenza sul ritiro del ghiacciaio.

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