"È stata posta la quistione", mostra in ricordo di Mariano Fracalossi
"È stata posta la quistione" è il titolo della mostra personale in ricordo dei cento anni dalla nascita di Mariano Fracalossi (1923-2004), visibile allo Spazio Foyer di Trento dal 6 al 27 aprile, quale evento d’apertura del Festival internazionale di incisione-FIIC. Il titolo si riferisce a un’acquaforte dell’artista appartenente al ciclo dedicato alla ricerca del Graal (1973), che ha un valore metaforico, in quanto "allude al bisogno di porsi delle domande, implicito nella pratica quotidiana della sua ricerca artistica" come precisa il figlio, Adriano Fracalossi, curatore della mostra.
La mostra, più che un’antologica sulla produzione grafica dell’artista trentino vuole raccontare infatti la sua poetica. Le prime incisioni di Mariano Fracalossi sono del 1954, ma è negli anni ’60 che la ricerca si fa più ad ampio respiro. Si tratta di opere caratterizzate, dal punto di vista tecnico, dall’uso combinato di ceramolle, acquaforte e acquatinta. Rappresentano spesso una variazione su temi affrontati anche nella pittura. Difficile dire cosa venga prima, se la pittura o la grafica. Si potrebbe dire che è uno scambio alla pari. Una lavorazione che passa per diverse morsure, e che dà luogo a una superficie materica, simile a un muro ruvido segnato da una luce radente, quale memoria di un ipotetico passato. Quello che si crea è uno spazio bidimensionale, dove lo sfondo interagisce alla pari con figure e forme ben definite dal segno. Equilibristi, burattinai, lavanderine, streghe, gatti e corvi, che vivono in un dialogo con barche, teatrini, trapezi immaginari.
È evidente che quello che interessa a Mariano Fracalossi non è un racconto diretto della realtà, ma piuttosto una rappresentazione mediata dalla finzione. Un mondo immaginario che acquista realtà attraverso l’arte. Così un tema potenzialmente drammatico, come quello della serie delle «Battaglie» (1961-64), viene trattato con un certo distacco, quasi come una messa in scena teatrale. Sono storie immaginarie, che divengono reali nel momento in cui vengono dipinte, quando acquisiscono una forma, pronte a interloquire con uno spettatore.
L’elemento narrativo permane, almeno come suggestione, anche quando successivamente la dimensione narrativa in Mariano Fracalossi si alterna a quella più astratta, anche se a prevalere è l’allusione a un possibile racconto. Sono composizioni in cui l’incalzare delle linee, come un arabesco, tende a espandersi all’infinito, ma definito dalla presenza di un segno sempre nitido nella sua consistenza materica che riesce a evocare.
Tra le ultime opere, gli "Ex voto" (1993) sono giocati tra un due quinte verticali dal fondo blu, tratteggiate in nero, e le altre parti di un colore bianco lattiginoso o addirittura stampate a secco. Una ricerca dell’essenzialità, uno spazio dove sembrerebbe prevalere l’interrogazione, ma dove compare anche una mano che regge una girandola. Un’immagine ricorrente negli ultimi decenni anche nella sua pittura in quanto è un giocattolo che lo affascina per la sua forma, ricordandoci che se c’è un aspetto presente in modo più o meno esplicito in Mariano Fracalossi è sempre quello del gioco.