Le pioniere dello sport in mostra a Palazzo Trentini
Storie di coraggio che vengono riscoperte e raccontate a palazzo Trentini attraverso immagini e testi. Si tratta della mostra “Mettersi in gioco – pioniere dello sport in Trentino” ospitatata a Palazzo Trentini di Trento fino al 5 ottobre. L'allestimento “Mettersi in gioco – pioniere dello sport" è visitabile dal lunedì al venerdì dalle 9:30 alle 18:30 e il sabato dalle 9:30 alle 12:30.
A promuovere l'evento è la Commissione pari opportunità in collaborazione con il Coni trentino, la Scuola di preparazione sociale, l’Università - Centro studi interdisciplinare di genere e patrocinata dalla Presidenza del Consiglio in concomitanza con il Festival dello sport.
Foto d’epoca commentate, contestualizzate e spiegate da Piero Cavagna, noto fotografo trentino, che, oltre ad aver organizzato l’esposizione ne ha curato anche i testi che l’accompagnano. Parole, le sue, che narrano della vicenda degli albori dello sport femminile partendo dal mondo (mondo occidentale) che si aprì alle donne sportive a fatica fino ad arrivare alle bellissime storie di casa nostra.
Del resto, molte porte dello sport rimasero chiuse per le donne fino a anni recenti e recentissimi: vennero ammesse alla maratona solo nel 1973 e il pugilato femminile (la prima fu l’americana Barbara Buttrick nel 1954) alle Olimpiadi del 2012. Ancora inaccessibile la Formula Uno, solo Maria Teresa de Filippis riuscì a gareggiare nel gran premio di Monaco nel 1958.
Il filo della mostra si dipana attraverso storie eroiche come quella di Alfonsina Strada che nel 1924 si iscrisse (venne accettata a malincuore perché nel regolamento non c’era una norma che lo impediva) al Giro d’Italia. Arrivò in fondo alla massacrante gara a tappe, ma la stampa dell’epoca non le risparmiò nulla, storpiandole addirittura il nome dal “neutro” ispanico Alfonsin a Alfonsino.
La grande alpinista Vittorina Vitty Frismon che dovette affrontare le sassate di chi si indignava per i suoi pantaloni corti; le tante atlete, come Anna Mogera, che primeggiò nell’atletica leggera e nel basket, che andavano ad allenarsi raccontando, non solo ai padri ma anche alle madri, che dovevano uscire per andare a messa perché non stava bene che una donna mostrasse le gambe.
Pioniere insomma, che stracciarono i pregiudizi anche a suon di risultati. Come le ragazze del Circolo di scherma di Trento, Magda Raffaelli, Cristiana Bortolotti, Paola Arrigi e Paola Ronchini che, nella prima metà degli anni ‘50, vestirono la maglia azzurra e conquistarono titoli italiani e iridati.