La Giuditta - oratorio di Benedetto Marcello
Benedetto Marcello (1686-1739), nobile veneziano, fu una personalità eclettica: giurista, letterato e musicista di vaglia. Attorno ai vent'anni iniziò gli studi musicali, ma dovette interromperli per intraprendere la tradizionale carriera riservata ai giovani patrizi, svolgendo attività di avvocato e ricoprendo una lunga serie di cariche politico-amministrative a servizio della Serenissima Repubblica di Venezia, fino a diventare camerlengo di Brescia, città dove morì e fu sepolto. Presso i contemporanei ma anche i posteri, la maggior fama gli venne soprattutto dall’Estro poetico-armonico (Venezia, 1724-1727), un lavoro per voci e basso continuo, che musica i primi cinquanta salmi, nella parafrasi italiana realizzata da Girolamo Giustiniani.
Nell’ambito sacro Marcello compose anche messe, un Requiem e quattro oratori (Joaz, Il pianto e il riso delle quattro stagioni, Il trionfo della poesia e della musica nel celebrarsi la morte, e la esultazione, e la incoronazione di Maria sempre Vergine Assunta in Cielo e La Giuditta). Nell’ambito profano fu autore di più di trecento cantate, alcuni lavori teatrali (anche se nutriva scarsa simpatia per l’opera, come testimonia il suo celeberrimo pamphlet Il teatro alla moda), concerti e sonate, tra cui alcune anche per cembalo solo.
L’oratorio La Giuditta, composto nel 1710 e destinato ad un’esecuzione privata presso il palazzo del principe Rossano Borghesi a Venezia, racconta la vicenda della celeberrima eroina biblica, salvatrice della città di Betulia dall’assedio dell’esercito assiro guidato da Oloferne: nella città, duramente provata dall’assedio, Giuditta è la sola che, grazie alla sua salda e lucida fede, comprende che Dio può anche mettere alla prova duramente il suo popolo, senza che esso per questo debba vacillare.
Certa dell’aiuto divino, l’eroina concepisce quindi un astuto piano: usare le armi della sua bellezza e della sua intelligenza per sedurre e uccidere il nemico del popolo di Dio, tagliandogli la testa. Come ha riconosciuto l’esegesi recente, l’autore sacro non narra una vicenda storica, bensì simbolico-allegorica, per esortare il popolo ebraico alla resistenza contro i nemici contemporanei, i re ellenistici di Siria che tentano di minare l’identità culturale e religiosa di Israele. Pochi anni dopo, nel 1717 Vivaldi comporrà la sua Juditha triumphans devicta Holofernis barbarie, sacrum militare oratorium, per celebrare la vittoria riportata dai veneziani e dagli imperiali contro gli Ottomani a Corfù. Nell’oratorio di Marcello, destinato ad un’esecuzione privata e di organico cameristico, la dimensione morale e religiosa prevale di gran lunga su quella pubblica e politica.
Nonostante l’antipatia per il teatro di cui si diceva sopra, nell’oratorio Marcello dà prova di grande talento drammatico e musicale, usando con grande sapienza il recitativo e tutti i mezzi della retorica musicale dell’epoca barocca per rappresentare in modo vivido i sentimenti e le emozioni dei personaggi di questa vicenda così drammatica.