La guerra di Tina, lo spettacolo in scena ad Aldeno
La guerra di Tina, Teatro Comunale di Aldeno, ingresso gratuito, ore 20.45, 20 settembre 2018
con Maria Vittoria Barrella
regia di Maura Pettorruso
testo di Renato Barrella
luci di Emanuele Cavazzana
ricerche storiche a cura di Andrea Casna (Ass. Culturale Lavisana)
Ambientato durante il primo conflitto mondiale, La guerra di Tina è il monologo di una ragazza che racconta gli eventi che hanno portato all’arresto suo e della madre, episodi della sua prigionia nel campo di Katzenau, successivamente il ritorno alla vita in paese nel primo dopoguerra e gli albori del fascismo. I temi trattati sono la condizione femminile, ieri e oggi, il rapporto fra potere e popolazione, guerra e oppressione. Il materiale storico di riferimento sono le testimonianze di donne trentine arrestate ed internate nei campi di prigionia austriaci o italiani. Storia d’amore in sottofondo.
?Composto sulla base delle testimonianze, per lo più in forma epistolare, di donne trentine deportate dal governo austriaco e da quello italiano durante il primo conflitto mondiale, nonché sulla ricerca storica su questo argomento, “La Guerra di Tina” intesse al fatto storico la storia di un personaggio inventato.
Tina, la protagonista, è un personaggio il cui scopo è incarnare valori e domande, un’individualità costruita su di una sensibilità contemporanea che si approccia al passato, si finge passato, ovvero, l’avatar di un'ipotetica osservatrice moderna, che indossando una maschera recita la sua parte nella tragedia della guerra e l’ingiustizia della prigionia.
Adoperando un linguaggio dal registro composito (contemporaneo, dialettale, colto, vetusto), per poter così scandire momenti comico/ironici e momenti più drammatici o di riflessione, il monologo racconta una storia che attraversa l’intero periodo del conflitto e il primo dopoguerra sino agli albori della dittatura fascista. Ciò, appoggiandosi ad una costruzione per immagini che sono di volta in volta assai concrete e realistiche oppure oniriche, talvolta velatamente simboliche ed evocative, rimanendo comunque in una cornice discorsiva fluida, immediata, accessibile a qualunque tipo di pubblico.
La scenografia, minimale e low-tech, (che, incidentalmente, permette al prodotto di essere replicato con molta facilità in diverse situazioni) ha lo scopo di sottolineare e scandire i diversi momenti dello spettacolo: una semplice struttura lignea diventa di volta in volta vagone di treno, baracca, casa, letto a castello, così come i semplici teli bianchi che accompagnano l’attrice durante tutto il viaggio sono abito da sposa, pesanti panni da lavare, un vestito a festa, una coperta e, strappati direttamente in scena, bendaggi per una ferita.
Quanto alle tematiche, lo spettacolo tocca questioni di storia locale, poco noti, riguardanti il primo conflitto mondiale ed allo stesso tempo prende lo spunto per partecipare alla discussione, cogente, su argomenti d’attualità.