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Cultura

Trato marzo: l'antico rito che sopravvive ancora oggi nelle valli trentine

Rito antichissimo, momento fondamentale di aggregazione per i giovani, occasione per annunciare promesse matrimoniali, per celebrare la vita ed il ritorno della primavera

Trato marzo, un rito che sopravvive ancora oggi ma che ha radici antichissime. I giovani salgono su un monte sopra al paese, dove accendono un fuoco per passare una serata in compagnia, gridando letteralmente dalla rupe i nomi dei loro coetanei, a coppie. Coppie che possono essere reali, e che quindi potrebbero andare a nozze entro l'anno, oppure completamente inventati, nel segno della burla e della parodia. 

Il rito, come detto, è molto antico e si lega a tradizioni che celebrano il risveglio della vita nei primi giorni di marzo: un annuncio di primavera, di nuovo inizio, di vitalità. In varie forme viene celebrato ancora oggi tanto nelle vallate occidentali, come a Pinzolo, a Cavedago o a Storo, dove c'è addirittura una via dedicata al Trato marzo, ma anche in quelle orientali, come a Grumes e nel Tesino.

L'origine del nome è incerta, potrebbe derivare dal "contratto" di marzo, ovvero la promessa di matrimonio, ma anche dal verbo 'trarre', che in dialetto trentino vale come 'gettare'. In questo caso l'espressione "trar zo marzo" significherebbe lanciare dall'altura l'annuncio di matrimonio. Oppure ancora potrebbe significare l'entrata nel terzo mese dell'anno: "è entrato marzo" si canta acora oggi.

Ovviamente l'occasione si presta a pettegolezzi di ogni genere, scherzi e doppi sensi che creano l'atmosfera di socializzazione necessaria per unire i coscritti del paese, protagonisti assoluti del rito, gestito in autonomia da loro senza alcun adulto. La lunga tradizione del Trato marzo è raccontata in un interessante video del Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina nel quale si possono anche vedere alcuni momenti del rito a Grumes in Val di Cembra. 

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