Ammontano a 308 milioni di euro i capitali "trentini" all'estero, di cui 46 milioni già rientrati in Italia. I numeri non riguardano una maxioperazione della Guardia di Finanza bensì ma un'autodenuncia, con apposita procedura per far rientrare in patria i capitali detenuti all'estero. Si chiama "voluntary disclosure", ed è la proedura di collaborazione volontaria prevista dalla legge 186/2014 che, a differenza dello "scudo" adottato in passato, non fa sconti: il contribuente è tenuto a versare integralmente le imposte e gli interessi. Ad essere ridotte sono solamente le sanzioni.

Secondo le stime dell'Agenzia delle Entrate il gettito proveniente dai capitali recuperati in questo modo si aggirerebbe sui 3,8 miliardi di euro. I capitali per i quali è già stata richiesta una regolarizzazione ammontano a 59,5 miliardi di euro. Delle 129.565 istanze trasmesse, 127.348 riguardano la disclosure internazionale, 1.507 quella nazionale, ossia la regolarizzazione di capitali detenuti in Italia ma non dichiarati, e 710 entrambe. Degli oltre 59,5 miliardi di euro di attività svelate al Fisco, quasi il 70% (circa 41,5 miliardi) proviene dalla Svizzera. Le istanze sono state inviate da contribuenti residenti in tutte le regioni italiane, dalle 63.580 della Lombardia alle 88 della Basilicata. Per quanto riguarda i contribuenti del Trentino le istanze  presentate sono 797 equivalenti allo 0,62% del totale nazionale, sono emerse attività estere pari 308.783.260,00 di euro cui 46.460.428,00 di euro rientrati in Italia. Le maggiori entrate fiscali sono attualmente stimate in circa 19,5 milioni di euro.