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Irpef e schema a tre aliquote: cosa cambia

Le ipotesi sui nuovi scaglioni e le altre misure in arrivo con la riforma fiscale

Riforma dell'Irpef: chi ci guadagnerà? A tentare di rispondere a questa domanda è Today che, in un articolo a firma di Antonio Piccirilli spiega come l'obiettivo del governo sia quello di rivedere ancora una volta gli scaglioni che già l'esecutivo Draghi aveva portato da cinque a quattro. Meloni e il resto della maggioranza vogliono arrivare a sole tre aliquote, semplificando e razionalizzando il sistema. Per farlo si punta a recuperare risorse dal taglio delle così dette tax expenditure, impresa però tutt'altro che facile trattandosi di intaccare una serie di sgravi e agevolazioni di cui godono diverse tipologie di contribuenti. La domanda che tutti si pongono è ovviamente in che modo le aliquote verranno riviste. Al momento lo schema è il seguente: 

Reddito

Aliquota

Imposta

fino a 15.000

23%

23%, 0% se il reddito è inferiore alla no tax area

da 15.000,01 a 28.000

25%

3.450 € + 25% sulla parte eccedente i 15.000 €

da 28.000,01 a 50.000

35%

6.700 € + 35% sulla parte eccedente i 28.000 €

oltre 50.000

43%

14.400 € + 43% sulla parte eccedente i 50.000 €

Le ipotesi

Sul tavolo ci sono diverse ipotesi. Una di quelle circolate nelle ultime ore è uno schema con aliquota al 23% per i redditi fino a 15mila euro, al 27% per i redditi da 15mila euro a 50mila euro e 43% per redditi oltre i 50mila euro. Va da sé che con una revisione di questo tipo, ci sarebbe un aumento dell'imposizione fiscale per chi guadagna tra 15mila e 28mila euro che andrebbe a pagare due punti in più di quanto accade oggi.

Sembra per questo difficile che l'esecutivo possa approvare una riforma addirittura peggiorativa per una fascia importante di contribuenti: dal punto di vista politico e del consenso sarebbe un autogol clamoroso.

Un'altra possibilità, probabilmente più sensata e concreta (conti permettendo), è quella di estendere la fascia del 23% anche ai redditi fino a 28mila euro; per i redditi compresi tra 28mila e 50mila euro l'aliquota sarebbe invece del 33% mentre per chi guadagna più di 50mila euro del 43%. Riassumendo, lo schema sarebbe il seguente:

  • 23% fino a 28mila euro
  • 33% tra 28mila e 50mila euro;
  • 43% sopra 50mila euro.

Il vantaggio di un simile schema è che nessuno rischierebbe di rimetterci del denaro. Di contro ci sarebbero dei risparmi per chi è oggi nella fascia tra 15mila e 28mila (che pagherebbe due punti di Irpef in meno) e così pure per coloro che dichiarano un reddito tra 28mila e 50mila euro che oggi pagano il 35% e dunque ne avrebbero allo stesso modo un vantaggio fiscale. Insomma, questa ipotesi di riforma prevede una sforbiciata di due punti sia per i redditi medio-bassi che per quelli medi e medio alti, fino a 50mila euro. Non ne beneficerebbero né i redditi molto bassi (compresi tra la no tax area e i 15mila euro), né quelli particolarmente elevati. Certo, bisognerà considerare anche i costi di una simile revisione dell'imposta (sicuramente non modesti) e le risorse che il governo riuscirà a mettere sul tavolo. Un'ultima ipotesi, meno ambiziosa, prevede uno schema con aliquote al 23%, 35% e 43%. Per ora si tratta di indiscrezioni, di voci trapelate che vanno ovviamente prese con una certa dose di cautela. 

La flat tax incrementale

Le risorse per la revisione dell'Irpef, lo spiegavamo sopra, verrebbero reperite anche attraverso una potatura delle oltre 600 tax expeditures, cioè le detrazioni e le deduzioni fiscali che oggi costano allo Stato circa 156 miliardi, ma che nei fatti nessun governo è mai riuscito a tagliare significativamente. Se la riduzione delle aliquote è l'obiettivo a breve o medio termine, quello nel lungo periodo è arrivare alla "tassa piatta" per tutti. Per ora, secondo i ben informati, la maggioranza potrebbe accontentarsi di estendere la flat tax incrementale (oggi prevista solo per le partite Iva) anche ai lavoratori dipendenti. Si tratta in buona sostanza di una tassazione agevolata (con imposta fissa al 15%) per la parte di reddito guadagnata in più rispetto alle annualità precedenti. 

Revisione Ires e abolizione Irap

La riforma fiscale è comunque piuttosto ambiziosa e non prevede solo la revisione dell'imposta sul reddito e la flat tax incrementale per i dipendenti. Il ddl dovrebbe contenere infatti anche la revisione dell'Ires, l'imposta sul reddito delle società. L'aliquota di base, secondo le ipotesi di lavoro, resterebbe al 24% ma potrebbe calare al fino al 15% per le imprese che destinano gli utili agli investimenti in innovazione o alle assunzioni degli ex percettori di Rdc, donne o over 50. Nel ddl dovrebbe trovare spazio anche il progetto di abolizione dell'Irap, l'imposta regionale sulle attività produttive.

Si punta poi tra le altre cose a rivedere il sistema di accertamento per rafforzare la lotta all'evasione fiscale oggi stimata intorno ad un valore che oscilla tra gli 85 e 100 miliardi annui.

Fonte: Today

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