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Pnrr, le imprese trentine rischiano di rimanere al palo

L’allarme arriva da Confesercenti: “I fondi per la ripresa economica sono tutti concentrati su ambiti macro, ma in provincia l'80 per cento delle aziende ha meno di tre addetti"

“Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è una grande opportunità. Peccato che sia quasi del tutto concentrato sugli ambiti macro”. L’allarme arriva da Massimiliano Peterlana, vicepresidente di Confesercenti del Trentino.

I fondi per la ripresa economica post pandemia - spiega l’associazione che rappresenta le imprese del commercio, del turismo e dei servizi, dell'artigianato e della piccola industria - rischiano di lasciare al palo le piccole e medie imprese (Pmi) che in Trentino sono la stragrande maggioranza. Secondo i dati dell’Istituto di statistica della Provincia (Ispat), oltre nove aziende su dieci hanno meno di dieci addetti; l’80 per cento ne ha meno di tre.

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Proprio partendo dalla fotografia della situazione trentina, Confesercenti si è chiesta “come sarà applicato su queste piccolissime realtà il Pnrr. Il rischio - spiega Peterlana - è che le microimprese non ne beneficeranno: ovvero non ne beneficerà il 93 per cento del tessuto economico locale”. 

Una situazione con ricadute sull’intero territorio trentino: in queste micro-imprese lavora quasi il 46 per cento della manodopera della zona in cui risiedono. I settori di riferimento vanno dai servizi alle altre imprese (29,1 per cento) al commercio (20,9), fino al manifatturiero (8,4).

“Le Pmi non possono cogliere le tante opportunità offerte dal Piano per accedere ai bandi perché servono professionisti, project manager che le piccole imprese non hanno e che la Provincia non ha da mettere a disposizione - spiega ancora Peterlana -. I tempi ristretti di scadenza dei bandi non permettono agli imprenditori di formare personale ad hoc e non ci sono nemmeno le risorse. I costi che dovrebbero sostenere le aziende non rientrano nei fondi messi a disposizione dal Pnrr”.  

Quindi che fare? Per Confesercenti occorre coinvolgere la Camera di commercio per formare da subito anche all’interno delle associazioni datoriali professionisti che possano supportare le microimprese. In alternativa, afferma Peterlana, potrebbe essere la stessa Camera di commercio a seguire i bandi per le Pmi.

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