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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Pensioni, Opzione Donna cambia pelle: chi lascerà il lavoro già nel 2023

Novità in vista, i dettagli sono ancora da definire ma circolano indiscrezioni

Opzione donna cambia pelle. L'ultima versione della pensione anticipata per le lavoratrici contenuta nella legge di bilancio è andata incontro a molte critiche. Ci sono novità in vista.

La situazione attuale è la seguente: l'ultima legge di bilancio ha ristretto la platea rispetto al 2022. L'opzione è accessibile a tutte le lavoratrici disoccupate (la donna deve risultare licenziata o dipendente da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto), le lavoratrici che assistono persone con handicap e le lavoratrici con invalidità civile oltre il 74%. La lavoratrice, che sia dipendente oppure autonoma, deve avere 60 anni e 35 anni di contributi maturati entro il 31 dicembre 2022.

Il ministro del Lavoro, Marina Calderone, aveva assicurato che in un modo o nell'altro l'attuale meccanismo sarebbe stato corretto: dal gennaio 2023 infatti si consente l'uscita a 60 anni (con 35 anni di versamenti il ricalcolo contributivo dell’assegno), con lo sconto di un anno con un figlio e di due anni con più figli, solo per alcune categorie, limitando la platea potenziale nell'anno in corso a meno di 3.000 lavoratrici. Nel 2022, con il pensionamento da 58 anni, 59 per le autonome, hanno sfruttato Opzione Donna 23.812 lavoratrici.

Un nuovo decreto arriverà entro il mese prossimo, probabilmente intorno al 15 di marzo. Dovrebbe (condizionale d'obbligo) permettere di andare in pensione a poco più di 13mila lavoratrici, 10mila in più di quelle aventi diritto secondo le stime più credibili. La nuova soglia anagrafica sarà fissata, secondo indiscrezioni da confermare nelle prossime settimane, a 59 anni, che diventano 58 per alcune specifiche categorie.

Ci potrebbe essere, in sostanza, o una proroga secca dei requisiti 2022 (difficile, costa troppo se i paletti fissati dal Mef non mutano), o - più probabile - un'uscita da 59 anni, che scendono a 58 per specifiche categorie: caregiver, lavoratrici con invalidità civile pari o superiore al 74% o "licenziate". Il problema è che con tali limiti il costo stimato sarebbe sì di "soli" 90 milioni nel 2023, ma il conto salirebbe a 240 e 300 milioni nel 2024 e 2025. Ci si muove con cautela e, anche per questo, il decreto tarderà ancora qualche settimana. I conti devono essere fatti per bene.

Fonte: Today

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