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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

La pensione anticipata: quando conviene?

Uscire dal lavoro in anticipo è possibile, diverse le possibilità per farlo prima dei 67 anni per ottenere l'assegno mensile di vecchiaia, ma non sempre è una scelta vantaggiosa

Sono diverse le possibilità per andare in pensione per quei lavoratori che non intendono aspettare di compiere 67 anni, età previsti dalla legge Fornero per ottenere quella di vecchiaia "ordinaria"; a offrirle sono le leggi oggi in vigore per vedersi accordare anzitempo il trattamento previdenziale. Le strade per uscire dal lavoro in anticipo e godersi la pensione nel 2023 sono sette, come abbiamo spiegato in questo articolo. Ognuna di esse richiede alcuni requisiti specifici: la platea di possibili beneficiari per ciascuna via per la pensione anticipata è abbastanza ridotta. È evidente che uscendo dal mondo del lavoro prima del previsto si avrà un assegno più basso. Tutte le forme di flessibilità in uscita dal lavoro presentano delle ricadute sull'importo finale che si andrà a ricevere mese per mese.

In generale, è ovvio che più si rimane a lavoro più si riceve di pensione. Questo perché il calcolo dell'importo previdenziale è fatto tenendo conto del montante contributivo, ovvero il capitale che il lavoratore ha accumulato nel corso degli anni lavorativi: un elemento che sale in relazione al tempo lavorato. Ma quando conviene davvero la pensione anticipata? E quando invece questa opzione è meno vantaggiosa? Cerchiamo di fare chiarezza.

L'ultimo monitoraggio dell'Inps sui flussi pensionistici rivela che, nel 2022, su un totale di 779.791 nuove erogazioni pensionistiche, il 31% è da ricondurre a qualche forma di prepensionamento. Una delle vie principali per andare in pensione prima del dovuto, al momento, è quota 103: a differenza di opzione donna e ape sociale, fissa requisiti solamente anagrafici e contributivi. Rimarrà così almeno fino al 31 dicembre 2023, salvo proroghe che interverranno soltanto se il governo non riuscisse a trovare una soluzione per superarla, come più volte ha detto di voler fare. I requisiti per accedervi sono: 62 anni di età anagrafica e 41 anni di contributi versati. Quest'anno sostituisce quota 102. Questa misura transitoria è stata introdotta dall'ultima legge di bilancio per evitare un passaggio troppo brusco dalla scaduta quota 100 ai regimi ordinari. 

Conviene accedere a quota 103, dunque? Per dare una risposta occorre considerare tutta una serie di regole, a partire da quella per cui l'importo lordo dell'assegno non può superare di cinque volte il trattamento minimo previsto dall'Inps, circa 2.800 euro lordi, fino a quando non si sarà raggiunta l'età anagrafica standard per andare in pensione (67 anni). Ciò significa innanzitutto che ci perderebbe chi avrebbe diritto a una pensione che supera i 2.800 euro, e che quindi ha già uno stipendio alto. In altre parole, la scelta non conviene soprattutto a chi sa già che prenderebbe un assegno superiore al massimo consentito da quota 103.

Anche perché, aspettando solo qualche mese, si può invece accedere alla pensione anticipata ordinaria prevista dalla legge Fornero. Si tratta di uno strumento in vigore già da molti anni che permette di uscire dal lavoro solo grazie ai requisiti contributivi. Fino al 31 dicembre 2026, le donne possono sfruttarla al raggiungimento di 41 anni e 10 mesi di contributi versati, gli uomini di 42 anni e 10 mesi. In entrambi i casi si prescinde dall'età anagrafica. Chi sa già che la sua pensione supererebbe sicuramente l'importo massimo previsto da quota 103, potrebbe quindi avere interesse a restare al lavoro ancora un po'.

La scelta per tutti gli altri deve necessariamente considerare elementi personali: a quanto ammontano i propri risparmi e quanto si è disposti a sopportare lo stress lavorativo, ad esempio. Bisogna anche tener conto del fatto che, una volta che si accede a quota 103, non è più possibile lavorare. O meglio: si può lavorare solamente in maniera autonoma e occasionale, senza superare il limite annuo di 5mila euro. E anche questa è una considerazione di cui va tenuto conto prima di scegliere, perché la pensione anticipata ordinaria non pone lo stesso paletto. I primi assegni pensionistici con quota 103 verranno erogati a partire dal 1° aprile 2023: resta quindi ancora da vedere in quanti la preferiranno ad altre vie per lasciare il lavoro in anticipo.

C'è un altro aspetto da prendere in considerazione. L'ultima legge di bilancio del governo Meloni ha recuperato l'ex "bonus Maroni", un incentivo per restare a lavoro pur avendo raggiunto i requisiti utili per quota 103: vale per i lavoratori dipendenti e permette di rinunciare all'accredito dei contributi che andrebbero impiegati per l'assicurazione generale obbligatoria per l'invalidità, la vecchiaia e i superstiti. Il datore di lavoro va così a versare quei contributi direttamente in busta paga, senza doverli invece reindirizzare verso l'Inps, aumentando lo stipendio. Per i lavoratori autonomi non è previsto nulla di simile.

Fonte: Today

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