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Economia Lavis / Via Statale 12

Vino DOC falso da Pavia a Lavis: blitz della Guardia di Finanza

Aromi vietati, zucchero e anidride carbonica: la perquisizione a Lavis avrebbe attestato un acquisto di diverse migliaia di litri nel 2018

Vino dell'Oltrepò pavese acquistato da una grande cantina sociale trentina. Per farne cosa, non è dato sapere. Quello che si sa è che quel vino, spacciato per DOC, era in realtà contraffatto. La cantina coinvolta nella maxi-operazione della Guardia di Finanza e dei Carabinieri scattata all'alba di mercoledì 22 gennaio è la La Vis e Val di Cembra Scarl, dove è stata acquisita documentazione che proverebbe l'acquisto di migliaia di litri di vino dalla Cantina Sociale di Canneto Pavese, finita sotto indagine per associazione a delinquere finalizzata alla contraffazione di prodotti agroalimentari.

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L'acquisto riguarderebbe l'annata 2018. Difficile dire se si trattasse di bottiglie o di botti di vino da imbottigliare in Trentino. A Lavis i finanzieri hanno sequestrato solamente carte, il vino in questione probabilmente è già stato messo sul mercato. Ma anche questo aspetto sarà da chiarire. Gli inquirenti dovranno ora accertare, come per le altre cantine coinvolte in tutto il Nord Italia dal Piemonte all'Emilia - Romagna, se la cantina di Lavis fosse consapevole o meno del fatto che quel vino, spacciato per Oltrepò Pavese DOC, fosse in realtà tutt'altro.

Zucchero ed anidride carbonica aggiunti al mosto

Vino artefatto, sofisticato, evidentemente scadente e sicuramente non di "Denominazione ed Origine Controllata". Tramite l'incrocio dei dati contabili e dei risultati delle analisi chimiche la Guardia di Finanza ha ricostruito i vari passaggi della frode. La cantina pavese permetteva a conferitori fidati di fatturare quantità di uva inesistenti. Uva che figurava come DOC nei registri di conferimento. L'ammanco di magazzino di 1,2 milioni di litri veniva coperto con l'acquisto, in nero, di altre tipologie di uve, non certificate. La lavorazione avveniva utilizzando anche aromi vietati, mosto concentrato rettificato in quantità superiori ai limiti, zucchero invertito ed anidride carbonica. Queste ultime due sostanze sarebbero state acquistate in nero per non figurare nelle spese dei registri contabili. Il tutto con l'aiuto di enologi e laboratori di analisi compiacenti.

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Il risultato: un vino dal valor commerciale di pochi euro al litro. Parte di quel vino sarebbe finito a Lavis. Resta da dimostrare se la cantina trentina fosse consapevole della contraffazione oppure no, ed in questo secondo caso sarebbe a sua volta vittima della frode. In un'altra delle aziende acquirenti coinvolte è stato accertato che il vino sofisticato era già stato imbottigliato ed etichettato, pronto per essere spedito negli USA. 

La violazione riguarda sia i marchi DOC e IGT che il marchio BIO, meno tracciabile. E' bene sottolineare che non si tratta di un'operazione finalizzata a ritirare dal mercato un prodotto pericoloso per la salute, bensì spacciato per ciò che non era, con evidenti ricadute economiche per i produttori. La posizione degli acquirenti, come detto, è ancora da verificare mentre in provincia di Pavia sono state eseguite sette misure di custodia, cinque ai domiciliari e due con obbligo di firma, nei confronti dei vertici dell'azienda indagata, di due enologi e di un mediatore commerciale. 

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