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Economia

Mercato del lavoro, nel secondo semestre dell'anno segnali positivi anche in Trentino

La rilevazione dell'Ispat: per la prima volta dall'inizio della pandemia calano gli inattivi. Occupazione al +4%

Sono segnali positivi quelli mostrati dal mercato del lavoro trentino nel secondo semestre del 2021. Per la prima volta dall'inizio della pandemia infatti, si registra un calo tendenziale del numero degli inattivi in età lavorativa (-9,1%), cioè delle persone che non hanno lavoro ma neanche lo cercano. Lo evidenzia l'Istituto di statistica della provincia di Trento (Ispat) nella nota trimestrale congiunta sulle tendenze dell'occupazione, redatta insieme all'Agenzia del lavoro.

Tornando ai dati salienti, nel secondo trimestre 2021 ci sono molti segnali importanti: l’offerta di lavoro cresce il numero degli occupati (+4%) e, per la prima volta dall’inizio della pandemia, si registra una riduzione tendenziale nel numero degli inattivi in età lavorativa (-9,1%).

L’allentamento delle misure di contrasto alla pandemia si riflette sulla crescita dei disoccupati (+15,6%) come effetto del maggior numero di persone che cercano lavoro; ovviamente ciò si traduce in un incremento del relativo tasso di disoccupazione (6,2%). Tale tasso è in linea con le regioni del Nord (6,3%) e si mantiene molto distante dal livello registrato per l’Italia (8,3%).

In coerenza con l’incremento degli occupati, si registra nel mese di giugno 2021 una forte crescita soprattutto nel settore del lavoro dipendente: l’incremento rispetto a giugno 2020 è del 7,4% e rispetto a giugno 2019 del 2,4%. L’aumento ha coinvolto tutti i settori di attività ma è particolarmente significativo nel comparto dei pubblici esercizi, che ha maggiormente sofferto le limitazioni e le chiusure imposte nei periodi di lockdown.

Anche sul fronte dei flussi lavorativi i dati del secondo trimestre sono estremamente positivi. Su base annua la crescita delle assunzioni è pari al 65,1%, ma si osserva un incremento anche rispetto allo stesso periodo del 2019 (+3,6%). In positivo anche il saldo occupazionale, vale a dire la differenza tra entrate e uscite dal mondo del lavoro.

Il ricorso alla cassa integrazione da parte delle imprese industriali è notevolmente più contenuto (circa 1/6) rispetto al dato registrato nello stesso periodo del 2020, quando il primo lockdown aveva fatto crescere di molto il ricorso agli ammortizzatori sociali.

Il rapporto integrale è consultabile liberamente a questo link.

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