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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

La prima manovra Meloni e le modifiche su stipendi, pensioni e bonus dal 2023

Il governo va verso la sua prima legge di bilancio, con poche risorse e tanti provvedimenti attesi: cosa cambia per flat tax, taglio del cuneo fiscale, Superbonus, reddito di cittadinanza e pensioni

Manca poco al primo appuntamento economico del governo Meloni. I provvedimenti attesi sono molti, ma le risorse a disposizione scarseggiano. Ormai è chiaro che il grosso della manovra verrà usato contro l'aumento dei costi dell'energia per diminuire il peso delle bollette sulle tasche degli italiani. Su alcuni temi, però, il governo intende dare una "anteprima" rispetto a provvedimenti più strutturali che potranno arrivare nel corso della legislatura. Su tutti: flat tax, taglio del cuneo fiscale e pensioni, oltre la gestione di superbonusreddito di cittadinanza, cartelle fiscali e assegno unico. Today ne ha parlato con Ylenja Lucaselli, deputata di Fratelli d'Italia e membro della Commissione Bilancio, tesoro e programmazione della Camera, per capire che legge di bilancio aspettarci. 

I soldi a disposizione

Per la prossima legge di bilancio ci saranno a disposizione circa 31 miliardi di euro, ma 21 saranno utilizzati contro l'aumento dei prezzi dell'energia per diminuire il costo delle bollette. Oltre alle rimodulazioni di reddito di cittadinanza e superbonus, il governo conta di reperire risorse dai fondi strutturali europei non spesi, una somma tra i 5 e i 7 miliardi ancora non autorizzati dall'Unione Europea, su cui però "non dovrebbero esserci problemi", come ha detto Lucaselli a Today. 

In più, per il prossimo anno il governo conta di ricavare quanto sperato dagli extraprofitti, ossia la tassazione dei ricavi straordinari delle aziende energetiche a causa dell'aumento dei costi dell'energia: il prelievo salirà dall'attuale 25 al 33 per cento, e si incentrerà sull'utile anziché sul fatturato.

Come aumentare gli stipendi, senza risorse adeguate

Il taglio del cuneo fiscale è una priorità del governo Meloni, ma non ci sono risorse adeguate per riforme strutturali di questo calibro, nè il tempo. Per poter migliorare gli stipendi degli italiani si deve agire diversamente: "L'idea è che nei cinque anni si arrivi al taglio del cinque per cento del cuneo fiscale, per i due terzi lato lavoratori e per un terzo lato imprese, ma al momento le risorse servono per il caro energia - ha detto a Today Ylenja Lucaselli -. Ora possiamo ridurlo di soli due punti percentuali".

In concreto, verrà prorogato l'attuale taglio di due punti deciso dal governo Draghi in favore dei lavoratori dipendenti con redditi fino a 35 mila euro. In parallelo, i premi di produttività e i benefit saranno detassati: quelli fino a 3 mila euro al 5 per cento - ora al 10 -, quelli sopra i 3 mila euro al 15, anziché progressivamente. Ma è sempre facoltà delle aziende concederli. 

Riguardo gli autonomi, verrà aumentata la platea di chi usufruisce della tassazione al 15 per cento, aumentando la soglia da 65mila a 85 mila euro, la prima forma di flat tax applicata dal governo Meloni. 

Pensioni, riforma rimandata

Il governo Meloni è entrato in carica il 22 ottobre 2022 dopo essere stato eletto nelle prime elezioni d'autunno nella storia della Repubblica. La legge di bilancio va approvata entro il 31 dicembre di ogni anno, per scongiurare l'esercizio provvisorio di bilancio. Anche per questo motivo non si è potuto lavorare a una riforma organica del sistema pensionistico in Italia. 

Di conseguenza, ci sarà un'altra misura tampone per sostituire in via temporanea la legge Fornero. Quota 103 è la soluzione più accreditata, che permetterebbe di andare in pensione a 62 anni d'età e dopo 41 anni di contributi. Fratelli d'Italia spinge per una quota 41 "secca", per poter andare in pensione dopo 41 anni di contributi, senza requisiti d'età, ma in maniera flessibile: "L'assegno si ridurrebbe in maniera sostenibile e proporzionale per chi sceglie di anticipare, ma aumenterebbe gradualmente per chi rimane oltre la soglia", ha detto Lucaselli. 

Cosa fare di redditto di cittadinanza e superbonus

Il governo di centrodestra intende riformare reddito di cittadinanza e superbonus, per ricavare risorse da destinare altrove. Non sono ancora chiare le misure che verranno adottate - il superbonus potrebbe scendere dal 110 al 90 per cento -, ma in generale le modifiche saranno ispirate a una "rimodulazione della spesa, oltre a un rafforzamento del meccanismo dei controlli per evitare truffe e sprechi ai danni dello Stato -ha precisato Ylenja Lucaselli-. Per il superbonus pensiamo anche a un fondo per le famiglie con redditi più bassi".

In fondo lo stesso ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti era stato chiaro: aveva definito il superbonus "non equo", per la limitata platea e i costi esorbitanti rispetto a quanto previsto: la spesa per i bonus edilizi ha superato infatti di 37,8 miliardi lo stanziamento previsto. Il Ministro dell'Economia ha però garantito che "sarà assicurare un’adeguata fase transitoria".

Pace fiscale e assegno unico

Nella legge di bilancio si agirà anche sui crediti fiscali. Verranno annullate le cartelle fino ai mille euro "perché il costo della riscossione è più alto della riscossione stessa", ha detto Lucaselli, mentre per quelle dai mille ai tremila euro si abbasserà la sanzione con la possibilità di poterla dilazionare.

Infine, l'assegno unico potrebbe essere aumentato indicizzandolo con l’inflazione a partire da gennaio, raddoppiandolo solo per i nuclei con 4 o più figli e con 100 euro in più per i figli gemelli. Lunedì si comincia: il ministro Giorgetti porterà in Consiglio dei Ministri queste misure, che poi passeranno all'esame della commissione Bilancio della Camera, verso la discussione finale in aula intorno al 20 dicembre. Il passaggio in Senato sarà solo formale, per il via libera che nei piani del governo dovrebbe arrivare a ridosso di Natale.

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