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Lavoro, crescono le assunzioni ma sono precarie

In vista dell’assestamento di bilancio i sindacati chiedono alla Giunta provinciale “misure di sostegno più ampie ed eque”

È una dinamica positiva quella che emerge dall’ultimo bollettino mensile sul mercato del lavoro trentino elaborato dall’agenzia del lavoro. A marzo le assunzioni (cioè le attivazioni di nuovi contratti) hanno fatto registrare un +62,3 per cento in confronto allo stesso periodo del 2021 quando la stagione invernale non partì, attestandosi a quota 33.200. Rispetto al 2019, anno prepandemico, l’incremento è stato del 25,3 per cento. Crescono a cifra doppia anche le cessazioni con un aumento del 20,4 per cento rispetto al 2019. Un aumento riconducibile in parte alla chiusura della stagione turistica invernale

Per le tre confederazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil l’incremento delle cessazioni è dovuto anche al tipo di contratti e all’incertezza ancora diffusa sul mercato del lavoro. “Ci sono chiari segnali di ripresa, ma siamo ancora di fronte a una ripresa fragile che va consolidata - spiegano Maurizio Zabbeni (Cgil), Lorenzo Pomini (Cisl) e Walter Largher (Uil) -. L’aumento delle assunzioni poi potrebbe essere legato anche al fatto che uno stesso soggetto può avere più contratti di breve durata”.

L’ipotesi troverebbe conferma nell’andamento del tipo di contratti: rispetto al 2019, a crescere sono soprattutto i contratti a chiamata e quelli di somministrazione. Nel dettaglio, seppur marzo 2022 abbia fatto segnare un recupero dei contratti a tempo indeterminato rispetto allo stesso periodo del 2019, passando da 5.998 a 5.885 (-1.9 per cento), il balzo in avanti riguarda le forme di lavoro instabili e precarie. I contratti a chiamata passano da 2.105 del 2019 a 2.426 (+15,2 per cento) e quelli in somministrazione da 2.598 a 3.085 (+18,7 per cento).

“Le forme di lavoro instabili e precarie incidono in modo pesante anche sulle condizioni retributive delle lavoratrici e dei lavoratori - proseguono Zabbeni, Pomini e Largher -. In un momento come quello attuale caratterizzato da un’inflazione record in Trentino e da un caro energia che erode il potere d’acquisto delle famiglie, i più esposti a situazioni di difficoltà sono proprio i lavoratori e le lavoratrici precarie. Il tema dei bassi salari anche in Trentino va affrontato con determinazione rilanciando subito la contrattazione, anche usando i contributi provinciali in modo selettivo per sostenere la contrattazione di secondo livello”.

Al contempo, per i sindacati va rafforzata la capacità di spesa delle famiglie con misure di sostegno “più ampie ed eque”: “Siamo alla vigilia dell’assestamento di bilancio, auspichiamo che la Giunta provinciale, in discontinuità con le scelte portate avanti fino ad adesso, metta in campo misure serie e concrete per sostenere i nuclei trentini. Fino ad oggi abbiamo assistito a molti annunci che si sono però tradotti in interventi sempre parziali e insufficienti, come l’ultimo bonus energia. Speriamo si cambi rotta”.

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