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In Trentino manca personale. I sindacati: "Le imprese lanciano allarmi ma non agiscono"

Cgil, Cisl e Uil denunciano: "Il protocollo del 2021 per il turismo ha raccolto tremila candidature, ma solo 128 persone sono state assunte. Stessa storia per agricoltura ed edilizia"

Le imprese trentine, in particolare nel turismo, nell’agricoltura e nell’edilizia, non trovano personale. Anche l’industria lamenta difficoltà a reperire lavoratori e lavoratrici. Eppure in Trentino la disoccupazione è al 4,8 per cento. Il problema ormai è cronico, ma per i sindacati Cgil, Cisl e Uil è giunto il momento di “guardare oltre le lamentele di circostanza e capire perché gli strumenti messi in atto ad oggi non funzionano come dovrebbero”.

“Abbiamo la sensazione che spesso le imprese preferiscono limitarsi a lanciare allarmi, ma che poi facciano poco per uscire da una situazione di stallo”, è la critica di Maurizio Zabbeni, Lorenzo Pomini e Gianni Tomasi che per i tre sindacati seguono le politiche del lavoro.

In particolare, per i sindacati gli strumenti messi in campo dall’agenzia del lavoro, su sollecitazione delle stesse aziende, non vengono presi in considerazione. A cominciare proprio dai protocolli firmati per trovare personale stagionale in agricoltura, turismo ed edilizia. “Il protocollo siglato lo scorso anno per il turismo aveva portato alla raccolta di tremila candidature, ma solo 128 di queste persone sono state assunte e nessuno oggi è in grado di dire per quale ragione - denunciano oggi i sindacalisti -. Non è andata molto diversamente nell’agricoltura dove le assunzioni seguite alla raccolta delle candidature sono state minimali, mentre l’analogo protocollo siglato in edilizia non ha portato a nessun risultato tangibile”.

Per affrontare la situazione Cgil, Cisl e Uil rilanciano la richiesta avanzata da tempo di un osservatorio per l’analisi dei fabbisogni, uno strumento previsto anche nel documento degli stati generali del lavoro. Occorre poi, sostengono i sindacalisti, un sistema di certificazione delle competenze che metta in connessione mondo dell’istruzione, della formazione professionale e del lavoro. Non solo per formare i giovani, ma anche per riqualificare lavoratori e disoccupati a partire proprio dai fabbisogni delle aziende. “Abbiamo sollecitato più volte gli assessori Mirko Bisesti (Istruzione) e Achille Spinelli (Sviluppo economico, ricerca e lavoro) su questi temi, ma non abbiamo ottenuto risultati”, affermano Zabbeni, Pomini e Tomasi.

C’è poi il tema delle condizioni di lavoro, a cominciare dalle retribuzioni e dal tipo di contratti offerti, “molto spesso in somministrazione con missioni rinnovate a giorni, nemmeno a settimane. Affermare che non si trovano lavoratori perché i più preferiscono gli ammortizzatori sociali a un ruolo attivo - denunciano i sindacalisti - è una versione molto parziale della realtà”. I sindacati spingono sulla contrattazione di secondo livello ma parlano di una “scarsa disponibilità da parte delle imprese a sedersi ai tavoli, mentre la Giunta non ha messo in campo nessuno strumento per incentivare i contratti integrativi né per promuovere la contrattazione”.

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