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Economia

Commercio, basta integrazione dello stipendio ai dipendenti malati

Confcommercio annulla l'accordo: si tratta di denaro che garantisce l'intera retribuzione al lavoratore in malattia dopo il quarto giorno di assenza, che altrimenti percepirebbe il 75% del suo stipendio

La Giunta di Confcommercio Trentino ha deciso di recedere da un accordo risalente al 1987 che prevedeva un’integrazione a carico del datore di lavoro per il periodo di malattia compreso tra il 4° ed il 20° giorno di assenza. Una decisione che entrerà in vigore dopo tre mesi dal ricevimento della lettera da parte dei firmatari,  ovvero Cgil, Cisl e Uil. "Auspichiamo – commenta il presidente Giovanni Bort – che questa decisione venga compresa e capita inserendola nel contesto della crisi pesante (com’è sotto gli occhi di ciascuno) che affligge le imprese trentine ma anche nel processo di revisione della spesa pubblica che mira a ridurre sprechi, inefficienze e abusi". 

Si tratta di denaro che viene anticipato dal datore di lavoro (e poi restituito dall'Inps), che garantisce l'intera retribuzione al lavoratore in malattia dopo il quarto giorno di assenza. Altrimenti percepirebbe il 75% del suo stipendio. L’accordo trentino, previsto dal contratto di secondo livello territoriale, impegna le imprese trentine del settore del terziario, della distribuzione e dei servizi (ex commercio), a concorrere al raggiungimento del 100% della retribuzione, quindi mettendoci il restante 25%. Insomma niente più integrazione: il 25% in meno in busta in caso di malattia dopo il quarto giorno sarà in vigore - avvisa la nota - "dopo 90 giorni dal ricevimento dell’ultima missiva di comunicazione alle parti firmatarie".
 
Secondo Confcommercio è stato completamente vanificato "l’intento originario del meccanismo di riduzione: impedire l’abuso dell’istituto ed il grave danno conseguente nei confronti di imprese, lavoratori onesti e sistema di previdenza. Il contrasto al fenomeno dell’assenteismo – si legge nella lettera in cui Confcommercio Trentino comunica la rescissione dell’accordo – da parte delle imprese contribuisce al risanamento ed al controllo della spesa pubblica, oggi più che mai necessario. Sono infatti gli enti previdenziali a doversi far carico, in definitiva, delle indennità di malattia, e quindi anche delle somme corrisposte indebitamente a chi abusa dello stato sociale, rispetto alle quali somme, comunque, il datore di lavoro è tenuto a farsi carico in via anticipata".
 
"Proprio nel lasso di tempo dal 4° al 20° giorno di malattia - avverte Confcommercio - si consumano il maggior numero di abusi della tutela per malattia del lavoratore, e proprio per questo motivo la contrattazione nazionale prevede non vi sia l’interezza retributiva durante tale periodo. L’accordo del 1987 incentiva gli abusi e ciò con grave danno dell’organizzazione e la produttività delle imprese trentine, nonché con aggravio sul carico di lavoro dei dipendenti onesti", conclude la nota.
 

 

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