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Economia

Lavoro, sindacati: "A novembre assunzioni a livelli pre-pandemia, ma precario"

Per Cgil Cisl Uil è fondamentale consolidare la crescita favorendo occupazione di qualità

"Il mercato del lavoro in Trentino è in netta ripresa". Inizia così la nota dei sindacati trentini che analizzano i dati dell’osservatorio di Agenzia del Lavoro. "A novembre - si legge nella nota - le assunzioni sono solidamente superiori ai livelli pre pandemia, con un incremento dello 10% rispetto allo stesso mese del 2019. Una dinamica positiva che permette, finalmente, di affermare che nei primi undici mesi di quest’anno si è tornati ai livelli di assunzioni del 2019. Tra gennaio e novembre, infatti, le assunzioni sono dello 0,4% superiori rispetto allo stesso periodo di due anni fa". Un primo segnale solido in questa direzione per i sindacati.

Un altro aspetto positivo riguarderebbe anche il saldo occupazionale che nei primi 11 mesi dell’anno segna 140.621 assunzioni a fronte di 130.069 cessazioni lavorative, con le prime che prevalgono sulle seconde per 10.552 unità. Un dato influenzato anche dal fatto che le cessazioni si sono ridotte del 2,2%.

"A mancare, però, è la stabilità lavorativa" sottolineano i sindacati che fanno notare come nel confronto con il 2019, infatti, il lavoro stabile cala del 14,9%, 2.496 rapporti in meno. Si riducono sia i nuovi contratti a tempo indeterminato sia le trasformazioni da contratti a tempo. In riduzione anche l’apprendistato (-11,7%).

“Ad una prima lettura i dati di restituiscono un’immagine positiva dell’andamento del mercato del lavoro - commentano Maurizio Zabbeni, Lorenzo Pomini e Gianni Tomasi che per Cgil Cisl Uil seguono il mercato del lavoro -. Non ci si può sottrarre però ad un’analisi più approfondita che fa emergere come i nuovi rapporti di lavoro siano ancora prevalentemente instabili. Quindi si crea nuova occupazione, ma ancora di scarsa qualità. Gli imprenditori non si fidano della ripresa in atto e puntano a forme flessibili e meno costose. Una dinamica che si scarica sui lavoratori e le lavoratrici”.

La preoccupazione è che le imprese possano ulteriormente rafforzare questa cautela, per paura che la ripresa economia sia bruscamente raffreddata dai rincari dei costi energetici e dai costi delle materie prime. “Il manifatturiero sta facendo da traino per la risalita del mercato del lavoro. Le assunzioni sono cresciute di quasi il 10% rispetto al 2019 - proseguono i sindacalisti -. E’ noto però che il settore è messo sotto stress dai rincari, ma anche dai timori per gli effetti della transizione ecologica”.

Parte da qui la richiesta alla Provincia di agire su un duplice fronte: da una parte favorire la creazione di occupazione stabile di qualità, anche usando la leva degli incentivi alle imprese; dall’altra accelerare sulle politiche industriali, sostenendo con determinazione il passaggio alla digitalizzazione e alla transizione ecologica. “Abbiamo bisogno di scelte che aumentino la produttività del nostro sistema produttivo, la sua capacità di innovarsi e dunque di attrarre risorse qualificate. Solo così saremo un sistema realmente competitivo e in grado di gestire le dinamiche economiche internazionali. Resta per noi un punto fermo, infine, la necessità di rafforzare le politiche del lavoro proprio per favorire la riqualificazione professionale e la rioccupabilità”, concludono Zabbeni, Pomini e Tomasi.

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