Guerra Ucraina, le aziende trentine soffrono di più il caro energia ma resistono meglio
Per il 93 per cento degli imprenditori trentini la conseguenza più impattante è l’aumento dei costi dell’energia. Ma la metà ha un orizzonte di tenuta di oltre un anno
Un impatto più marcato che nel resto d’Italia dell’aumento dei costi dell’energia, catene di fornitura più robuste e diversificate, una più forte resilienza. Sono queste le principali evidenze per il Trentino emerse dall’indagine diffusa da Confindustria per valutare le principali ripercussioni del conflitto ucraino tra le imprese nazionali.
Per il 93 per cento degli imprenditori trentini la conseguenza più impattante della guerra è l’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime. In particolare, il primo pesa di più che nel resto d’Italia. Solo il 3,8 per cento delle aziende locali non giudica importante l’aumento dei prezzi dell’energia, mentre per le materie prime la quota sale al 16 per cento.Il 15 per cento degli imprenditori trentini ha interrotto, anche solo parzialmente, la produzione (il 16 per cento a livello nazionale). Per tutti la produzione è calata fino al 20 per cento. Rispetto alla media nazionale, le imprese trentine capaci di far fronte a questa situazione senza sostanziali interruzioni di produzione registrano però un maggiore grado di resilienza: la metà afferma di avere un orizzonte di tenuta di oltre un anno, contro il 33,8 per cento del dato nazionale. Ancora: a livello nazionale il 36 per cento delle imprese afferma di essere coperto fino a tre mesi, contro il 18 per cento di quelle provinciali.
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Far fronte alla crisi: le strategie delle imprese
Per far fronte alle difficoltà causate o acuite dal conflitto Russia-Ucraina, l’85 per cento delle imprese nazionali e provinciali ha rivisto al rialzo i propri prezzi di vendita. A seguire, la seconda strategia adottata dal 42 per cento delle aziende trentine (dal 53 delle aziende a livello nazionale) è la ricerca di nuovi mercati di approvvigionamento. “Un sinonimo questo - afferma il direttore generale di Confindustria Trento Roberto Busato - di catene di fornitura provinciali più robuste e diversificate rispetto alla media nazionale”.
Il 26 per cento delle imprese nazionali ha utilizzato il credito e la ricerca di linee finanziarie e agevolative per riuscire a far fronte alla mancanza di liquidità. “Anche in questo caso - conclude Busato - le aziende trentine risultano essere più prudenti, con la percentuale che si attesta al 18 per cento, sintomo di un maggior ricorso all’utilizzo di mezzi propri nel caso di situazione impreviste”.