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Economia

Rischio stangata: cosa succede ai prezzi dei carburanti

Cosa succederà dopo l'embargo ai prodotti raffinati provenienti dalla Russia

Il 5 febbraio è scattato l'embargo ai prodotti raffinati provenienti dalla Russia. Era stato deciso già dal 5 dicembre dall’Unione europea, ma solo ora è stato esteso ai prodotti della raffinazione, a partire dal diesel: altra volatilità sui prezzi è da mettere in conto. Ma forse non subito. Proviamo a fare un po' d'ordine.

Aumenti in vista per benzina e gasolio?

L'Italia, a differenza che per quel che riguarda il gas, non è particolarmente esposta sul gasolio, ma per gli analisti l'embargo può ragionevolmente portare a un nuovo generale aumento dei prezzi dei carburanti. Il timore, in parole povere, è che possa partire una nuova raffica di rialzi. Non è dato sapere quando. Perché certo, le scorte accumulate nelle ultime settimane faranno da cuscinetto ed eviteranno probabilmente un'impennata immediata delle quotazioni. E certo, le compagnie europee si sono mosse per tempo, si sono affrettate a riempire gli stoccaggi di gasolio, con flussi che hanno raggiunto il massimo dell'ultimo anno (l'Ue sta facendo scorte anche da Medio Oriente e Asia, a cominciare dalla Cina). Ma a un certo punto il conto dell'embargo potrebbe arrivare: basti pensare ai costi di trasporto che sicuramente saliranno, con possibili riflessi alle pompe; per allora forse tornerà utile l'accisa mobile di prodiana memoria, ripescata dal governo Meloni. Insomma, un generale incremento dei listini non può essere affatto escluso.

Non solo auto: perché il gasolio è fondamentale

L'Unione europea fino a ieri ha importato dalla Russia più dela metà del suo fabbisogno di gasolio, che in attesa della transizione energetica è il carburante che non muove solo 16 milioni di auto in Italia, ma anche quasi tutti i mezzi pesanti, le navi e i mezzi militari. 

L'associazione Assoutenti segnala che su alcune tratte autostradali il gasolio (in modalità servito) è già tornato a superare i 2,5 euro al litro e lancia l'allarme su possibili manovre speculative, ricordando, in una lettera inviata a ministero delle Imprese, Mister Prezzi e Antitrust, gli extraprofitti che le compagnie avrebbero realizzato nel 2022 (1,9 miliardi sulla benzina e 7,4 miliardi sul gasolio).

Cosa succederà ai prezzi di diesel e benzina

Fare previsioni esatte, a oggi, non è facile. Ci saranno davvero nuovi sensibili aumenti, in  primis sul diesel? Secondo Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, potrebbe succedere, ma non subito: "È molto probabile che la dinamica del gasolio segua quella del greggio, embargato dai Paesi europei dallo scorso 5 dicembre. Grazie alle scorte accumulate nei mesi scorsi e per effetto del meccanismo del price cap, applicato dai Paesi dell'Ue del G7, il mercato dovrebbe mantenere una sua stabilità", ha spiegato nei giorni scorsi. 

L'accordo impone ai Paesi che non applicano l'embargo al gasolio russo di non comprare questo prodotto da Mosca a un prezzo superiore a 100 dollari al barile: ed essendo come il greggio merce che viaggia via mare ed è assicurata in Europa, lo strumento coercitivo può funzionare, come oggi funziona per il greggio. Il gasolio russo, dice Tabarelli, è quotato a 80 dollari al barile, quindi sotto la soglia imposta da Ue e G7. 

Quindi tutto bene? Sì, per ora. Un netto riassetto degli approvvigionamenti globali ci sarà però quando la Cina, che paga ancora le conseguenze della politica zero Covid con una crescita del Pil (2022) tornata ai livelli degli anni '70, tornerà a spingere sull'acceleratore: "Questo, combinato alla corsa agli approvvigionamenti a partire dall'autunno, sarà un fattore che potrà influire negativamente sui prezzi del diesel", ha spiegato chiaramente Tabarelli.

In sintesi: si sapeva da mesi di questo embargo, quindi le scorte oggi sono alte. Il clima mite inoltre ha fatto sì che i consumi per il riscaldamento nel Nord Europa siano rimasti limitati ed è arrivato parecchio prodotto dagli Stati Uniti e questo, associato alla bassa domanda dalla Cina, fa sì che per il momento non ci siano tensioni. Il mercato sarà però particolarmente stressato per il diesel, perché lo scenario è cambiato. La dipendenza europea dalla Russia è storicamente molto forte: sostituire i flussi dalla Russia aumentando le importazioni dagli Stati Uniti e dal Medio Oriente comporta un viaggio più caro rispetto al prodotto russo, che arrivava via condotta oppure dai porti del Mar Baltico o del Mar Nero. Minimi movimenti al rialzo potrebbero innescare spirali allarmanti.

Il doppio price cap

I paesi dell'Unione Europea bloccano le loro importazioni di prodotti petroliferi raffinati russi, dunque. E parallelamente adottano un meccanismo di limitazione ai prezzi (price cap) sulle forniture per via marittima ai paesi terzi degli stessi prodotti raffinati dalla Russia. I tetti sono due: il primo, a 100 dollari al barile riguarda i raffinati più elaborati, come benzina, diesel e kerosene. Il secondo tetto, a 45 dollari al barile, riguarda l'olio combustibile, la nafta e altri prodotti petroliferi meno pregiati.

Secondo i propositi di Bruxelles e delle capitali Ue, che si muovono in tal senso negli ambiti degli accordi del G7 allargato sulle sanzioni contro la Russia - che oltre ai paesi Ue non G7 include anche l'Australia - queste misure limiteranno ulteriormente gli introiti di Mosca e la sua capacità di alimentare la guerra in Ucraina. Al tempo stesso aiuteranno a stabilizzare i mercati energetici globali, a beneficio di vari paesi nel mondo. "Aumentiamo la pressione adottando limitazioni addizionali sui prezzi dei prodotti petroliferi raffinati russi", ha commentato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.
L'esecutivo comunitario ha anche pubblicato delle linee guida per l'attuazione di questi provvedimenti.

L'efficacia delle sanzioni di Usa e Ue contro la Russia, assieme alle loro ricadute negative sulle stesse economie europee, sono un tema oggetto di persistenti controversie, mentre in parallelo si continua ad assistere a revisioni in meglio delle previsioni economiche sulla Russia, l'ultima istituzione a muoversi in tal senso è stato il Fondo monetario internazionale. Secondo le tesi dei tecnici Ue, questi ultimi price cap sui raffinati russi - come del resto il price cap del G7 a 60 dollari sul greggio russo che era già scattato il 5 dicembre, in parallelo alla messa al bando sulle importazioni di greggio nell'Ue per via marittima - riguardo alle forniture che si "tollerano" verso paesi terzi, di fatto spingerebbero gli importatori a pretendere l'allineamento dei prezzi a questi livelli limite, contenendo gli introiti per Mosca.

Il meccanismo del price cap dovrà essere applicato dagli armatori e da tutti i servizi di trasporto per via marittima con sede nei paesi del G7 allargato, compresi i contratti di riassicurazione sulle petroliere, per le spedizioni dei prodotti raffinati russi verso i paesi terzi. 

Accisa mobile: può essere utile?

In Italia in caso di aumento dei prezzi dei carburanti può scattare l'accisa mobile. Di che cosa si tratta?  Il via libera alla riattivazione di questo sistema introdotto dalla finanziaria del 2008 è prevista  dal decreto sulla trasparenza dei prezzi dei carburanti appena entrato in vigore. Il taglio delle accise può essere adottato se il prezzo "aumenta, sulla media del precedente bimestre, rispetto al valore di riferimento, espresso in euro, indicato nell’ultimo Documento di programmazione economico-finanziaria presentato".  L'accisa mobile cala al crescere del prezzo di benzina e gasolio per alleggerire il carico complessivo. 

Bisogna andare a 15 anni fa (2007-2008) quando, di fronte a un prezzo del petrolio triplicato in 18 mesi nel contesto della crisi finanziaria globale, la manovra di quell’anno stabilì che le accise sarebbero state "diminuite al fine di compensare le maggiori entrate Iva derivanti dalle variazioni del prezzo internazionale del petrolio greggio".  La misura semplifica (ma soprattutto rende vincolante nella sua applicazione) il meccanismo di sterilizzazione dei perversi effetti moltiplicatori degli aumenti del prezzo industriale dei carburanti sull'Iva, che insiste in percentuale fissa sulla sommatoria tra prezzo industriale e accisa. Lo strumento introdotto dal governo Prodi II a fronte di un aumento dei prezzi dei carburanti, e quindi del gettito Iva, riduce (di un pari importo) l'ammontare delle accise per limitare i rincari. Il meccanismo non è mai stato applicato finora in Italia.

Il M5s chiede di ripristinare lo sconto sulle accise

"Avevamo annunciato qualche settimana fa il possibile ulteriore aumento sul fronte dei carburanti, a seguito dell'inizio dell'embargo deciso dallUe, a partire dal 5 febbraio, sui prodotti raffinati russi. Oggi apprendiamo da Assoutenti che tale misura rischia di determinare nuovi rincari dei carburanti alla pompa con danni sia sul fronte dei costi dei rifornimenti, sia dell'inflazione". Lo afferma in una nota il senatore Mario Turco, vicepresidente M5s.

Secondo Turco "l'errore di politica economica di non rinnovare lo sconto sulle accise, anche tenuto conto dell`embargo russo, rischia di far raggiungere ai prezzi alla pompa cifre record. In particolare, da oggi verranno immessi nel mercato un milione in meno di barili al giorno provenienti dalla Russia. Questo spingerà i vari paesi a rifornirsi di benzina e gasolio presso altri Stati come Cina e Stati Uniti, con conseguenti maggiori costi di trasporto, senza contare le possibili speculazioni legate alla corsa agli approvvigionamenti".

"Queste preoccupazioni, che il Movimento 5 Stelle aveva evidenziato senza avere alcuno riscontro dal governo Meloni, adesso diventano realtà. Oggi i listini alla pompa sulle autostrade segnano la quota record di 2,5 euro al litro su diverse tratte. Nel frattempo, nel 2022 gli extra profitti hanno raggiunto la cifra record di 9,4 miliardi di euro solo sui carburanti. Serve intervenire senza perdere ulteriore tempo ripristinando lo sconto sulle accise e tassando gli extra profitti delle imprese energetiche, maggiorando il ridicolo gettito fiscale previsto nell'ultima legge di bilancio, ed estendendo la tassazione non solo a quelle famaceutiche ed assicurative ma anche all'industria delle armi, che da quando è scoppiata la guerra in Ucraina hanno realizzato profitti record", sottolinea l'esponente M5s.

Fonte: Today

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