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Economia

Nuove assunzioni sempre più precarie: solo il 12% è a tempo indeterminato

I dati di ottobre confermano un trend ormai consolidato. I sindacati denunciano il flop degli incentivi per le imprese

Il ritornello è sempre lo stesso, da parecchi mesi a questa parte. Crescono le assunzioni, e l'occupazione è in salita. Il lavoro però è semore meno stabile e sempre più precario. Lo certificano anche i dati trentini sull'occupazione aggiornati ad ottobre, elaborati mensilmente dall'ufficio studi di Agenzia del Lavoro: le assunzioni complessive sono in linea con quelle del pre pandemia, ma gli impieghi a tempo indeterminato sono il 9,4% in meno rispetto al 2019. Aggiungendo le mancate stabilizzazioni nello stesso periodo, ecco che il totale dei contratti stabili fa segnare un -13,3%.

Solo a ottobre di quest’anno le assunzioni sono aumentate del 26,5% rispetto allo stesso mese del 2020, per un totale di 2.357 nuove attivazioni. Segno più anche nel confronto con il 2019, prima del Covid, con un incremento del 13,9% (+1.370). L’occupazione è dunque in fase di forte ripresa, tanto che si è ormai quasi recuperato totalmente il gap rispetto al 2019, come dimostrano i dati relativi ai primi dieci mesi dell’anno dove l’andamento resta inferiore ma solo dello 0,3%.

Come anticipato, di tutt'altro tenore l'analisi della "qualità" dei contratti. Nei primi dieci mesi del 2021, l’88% delle attivazioni riguarda infatti forme di lavoro non stabile con un aumento del 30,2% dei contratti in somministrazione e dell'11,9% di quelli a tempo determinato rispetto al 2020. Sono solo il 12% del totale le nuove assunzioni a tempo indeterminato.

"Tra nuovi contratti e stabilizzazioni, oggi mancano all’appello ben 3.100 contratti a tempo indeterminato nel confronto tra i primi dieci mesi del 2021 e del 2019. Una delle priorità delle politiche del lavoro trentine deve essere proprio quella di ridurre la precarietà" spiegano Maurizio Zabbeni, Lorenzo Pomini e Gianni Tomasi che seguono le dinamiche del mercato del lavoro per Cgil, Cisl e Uil.

Le sigle criticano gli incentivi per le stabilizzazioni introdotti a fine 2020 dall'assessore provinciale allo sviluppo economico Achille Spinelli. Secondo i sindacati, si tratta di "un costosissimo flop per le finanze pubbliche provinciali, visto che sono stati spesi fino ad oggi ben 7,5 milioni di euro per registrare, pur in presenza ormai dello stesso numero di assunzioni complessive, ben il 13,3% in meno di contratti stabili tra gennaio e ottobre di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2019".

Gli incentivi straordinari varati a dicembre 2020 dalla giunta, ricordano Cgil, Cisl e Uil, permettevano alle aziende di ricevere un contributo fino a 6mila euro per stabilizzazioni o nuove assunzioni a tempo indeterminato anche di chi non aveva neppure un giorno di disoccupazione alle spalle, rischiando così di coprire di fatto contratti di lavoratori forti che sarebbero comunque stati assunti. Fino a metà dicembre (i termini per presentare la domanda scadono però a metà gennaio 2022), la misura ha coinvolto circa 1.200 aziende per circa 1.600 lavoratori e con un costo complessivo appunto di 7,5 milioni di euro.

Nel confronto con i primi dieci mesi del 2020, le assunzioni delle imprese trentine crescono di 14.759 unità e del +12,8% (dalle 115.581 alle 130.340). La domanda di lavoro aumenta nel secondario (+4.415 assunzioni per un +31,4% rispetto al 2020, ma anche +1.376 con un +8,1% rispetto al 2019) e nel terziario (+10.754 e +14,6%), mentre cala in agricoltura (di 410 e -1,5%). Sempre rispetto all’anno scorso è positivo anche il saldo occupazionale, cioè l’attivazione di nuovi rapporti di lavoro supera le cessazioni: tra gennaio e ottobre si è registrato un saldo tra assunzioni e cessazioni pari a 10.706 unità, valore raggiunto grazie un calo delle cessazioni rispetto al 2020 di quasi 5.000 unità.

"Non può esserci ripresa economica senza qualità e stabilità del lavoro. Se la Provincia incasserà a breve la prima tranche di risorse per finanziare le politiche attive del programma Gol, nel corso del 2022 arriveranno anche i primi investimenti sugli interventi previsti dal resto del Pnrr. Grazie alla mole di questi investimenti non possiamo accontentarci di tornare alla situazione precedente la pandemia, ma dobbiamo puntare a impieghi di maggiore qualità, meglio retribuiti e sempre più produttivi. Per farlo serve un vero monitoraggio e confronto sugli investimenti del Pnrr in Trentino che fino ad oggi è mancato" concludono i sindacalisti.

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