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Economia

Disoccupazione al 6% in Trentino, ma per i giovani è al 20%

Situazioni critiche per l'occupazione giovanile e femminile secondo i dati di Agenzia del Lavoro. Il flusso delle iscrizioni in disoccupazione vede un aumento del 19%. Non accenna a riprendersi il settore estrattivo mentre tiene il commercio

Tasso di disoccupazione complessivo al 6%, disoccupazione giovanile al 20% e flusso delle iscrizioni in stato di disoccupazione nel primo semestre del 2013 che non accenna ad arrestarsi, con un aumento del 19,3% rispetto allo stesso periodo del 2012. Questi i dati più significativi contenuti nel 28esimo rapporto sull'occupazione in Trentino nel 2013 redatto dall'Agenzia provinciale del lavoro. L'andamento dell'economia nei primi dati riferiti al 2013 non evidenzia elementi di cambiamento in senso positivo e i segnali di difficoltà si confermano sia nel primo che nel secondo trimestre dell'anno in corso. Le imprese sono calate dello 0,4%  e "in termini complessivi - si legge nel rapporto - non si può ignorare come il tasso di disoccupazione abbia raggiunto nel 2012 il valore più elevato (6,1%) dall'inizio della crisi", raddoppiando rispetto a cinque anni prima e aumentando di oltre un punto e mezzo percentuale in un solo anno (dal 2011 al 2012).

Le donne trovano più difficoltà anche in conseguenza della maggiore dinamica partecipativa che le contraddistingue rispetto agli uomini: in sostanza malgrado ci sia molta offerta di lavoro femminile la domanda non è sufficiente ad assorbire forza lavoro, tanto che il tasso di disoccupazione è aumentato fino al 6,8%. Le difficoltà si ripercuotono soprattutto sui giovani, che incrementano il tasso di disoccupazione raggiungendo "i nuovi livelli massimi nell'arco di questa crisi", (20,5% per la fascia d'eta tra i 15 ed i 24 anni). Una situazione inversa rispetto alla fascia compresa tra i 55 ed i 64 anni, che "confermano una situazione di solidità occupazionale che si rivela superiore anche a quella espressa dalle classi intermedia.

Il settore che si distingue per un'evoluzione particolarmente critica degli indicatori è quello estrattivo, mentre il commercio all'ingrosso è all'altro capo della graduatoria, avendo mostrato - anche se in modo limitato- variazioni positive di fatturato e produzione. Soffrono invece il manifatturiero e l'artigianato e per le costruzioni, già molto colpite da una crisi strutturale, la situazione non accenna a migliorare. In termini numerici, si registra una crescita dei disoccupati, che sono 4.300 in più rispetto alle rilevazioni dell'anno precedente. In conclusione: "Sono soprattutto le fasce deboli della popolazione a spingere in alto i livelli di disoccupazione sia complessivi che di lunga durata e una loro contrazione ha ovvie ripercussioni positive sul tasso complessivo".

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