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Economia

Come la pandemia ha cambiato il consumo di pane

Il convegno dell’Associazione panificatori e della Camera di commercio in occasione del festival Autumnus

Com’è cambiato il consumo di pane a causa della pandemia da coronavirus? Per cercare di rispondere al quesito, l’Associazione panificatori della provincia di Trento e la Camera di Commercio ha organizzato, in occasione di Profumo di Pane che per il 2021 si svolge all’interno del festival Autumnus, un convegno al quale hanno partecipato, oltre ai vertici provinciali e nazionali dell’Aspan, il nutrizionista Michele Pizzinini,  l’antropologa Marta Villa, gli esperti di comunicazione e marketing Gianluca Pellegrinelli e Roberta Parollo.

Nei saluti introduttivi il presidente della Camera di Commercio Giovanni Bort ha posto l’accento sull’importanza di sostenere un’attività economica radicata come la panificazione, che rappresenta una presidio e un veicolo di conoscenza anche verso i turisti dei sapori e delle tradizioni del Trentino. 

"È stato un periodo molto difficile - ha spiegato il presidente dell’Associazione panificatori Emanuele Bonafini - perché, anche se i panifici non hanno mai chiuso, garantendo al consumatore un servizio puntuale e professionale, sono cambiati molti aspetti della nostra società e le ripercussioni sul mondo economico hanno interessato anche il nostro settore. Da non dimenticare, poi, tutte le misure che i nostri laboratori hanno dovuto adottare in aggiunta alle molte precauzioni ed ai regolamenti igienico-sanitari già largamente diffusi e impiegati dai nostri operatori".

Il dottor Pizzinini ha offerto un excursu storico sulla nascita dell’arte della panificazione, dalla preistoria al mondo moderno, con uno sguardo particolare sulle implicazioni nutrizionali che il pane ha avuto sull’evoluzione della società umana. "Oggi solo il pane fresco ammuffisce: molti altri prodotti non ammuffiscono mai, segno di un approccio industriale anche al mondo del pane che ha modificato profondamente molte tecniche di produzione. Preferire il pane fresco è una scelta sana dal punto di vista nutrizionale".

La dottoressa Marta Villa ha invece presentato una storia “sociale” del pane, con un intervento molto ben documentato e approfondito: "Il pane ha rivestito anche una funzione sociale: le farine bianche, ad esempio, sono state associate, nel Novecento, al benessere ed alle classi più agiate, tanto che il pane bianco era considerato il pane “dei signori”, mentre comunemente venivano utilizzati altri cereali, come ad esempio il miglio, che ancora oggi in molte parti del mondo viene impiegato per la panificazione".  

Un approccio più economico e dedicato al marketing è quello presentato da Roberta Parollo, consulente di direzione strategica di impresa e docente in numerosi corsi di formazione e Master in Italia: "Anche le piccole realtà imprenditoriali possono costruire la propria marca, lavorando sulla propria immagine e cercando di studiare e conoscere i nuovi consumatori, i millennial e la generazione Z. Sono consumatori “di sostanza”, informata, che vuole sapere ciò che consuma, è attenta al km0, alle tecniche di produzione ed alla loro sostenibilità sociale ed ambientale. Sono i consumatori migliori sui quali investire".

Gianluca Pellegrinelli, fondatore ed ideatore di nove startup di successo come Truckpooling, Mercato delle Occasioni, Glooke Marketplace e TrevisoNow, ha portato la sua esprienza nel mondo delle imprese e delle nuove realtà imprenditoriali: "Internet oggi è come un moto ondoso: non c’è verso di cambiarlo, non riusciamo ad influenzarlo ma possiamo fare tre cose importanti: conoscerlo, avere una buona “barca” e imparare a navigare bene nel vasto mare della rete".

"Il pane era uno dei beni essenziali acquistabili durante il lockdown - ha detto in conclusione Roberto Capello, Presidente della Federazione Italiana Panificatori Pasticceri e affini - tanto che in molti magari si recavano più volte al giorno nei panifici. In quei mesi il pane è tornato ad essere un bene primario, che soddisfa la pancia. Tutte le limitazioni che ci sono state imposte, sono state talmente lunghe che hanno consolidato alcune pratiche: i pagamenti ma anche l’approccio al pane. Il consumatore ha avuto tempo di entrare in panificio e scegliere il pane; ha avuto anche il tempo di farsi il pane in casa. Quando il cliente ha cominciato a farsi il pane, infatti, si è reso conto dell’importanza del fornaio e del panificatore e di quanto sia difficile offrire un prodotto genuino e di qualità". 

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